«Svolta Trenord Ma non sono un giustiziere»
L’accusatore Franzoso nel Cda di Trenord: mi apprezzano anche i leghisti
Un servitore, non un giustiziere: «Non ho colore politico e non porto in dote soltanto l’onestà». Andrea Franzoso, 41 anni, ha le idee chiare sul profilo che intende assumere nel Cda di Trenord. Nel suo passato non c’è «soltanto» la denuncia che portò alla condanna di Achille, ma anche una laurea in giurisprudenza, un master alla Bocconi e una carriera nell’Arma.
«Io mi sento un civil servant, non ho colore politico e non porto in dote soltanto l’onestà». Andrea Franzoso non ha ancora l’investitura ufficiale ma ha le idee molto chiare sul ruolo e sul profilo che intende assumere all’interno del consiglio di amministrazione di Trenord. Del resto lui stesso ricorda che, a 41 anni, nel suo passato non c’è «soltanto» la denuncia (da dipendente di Fnm) che tre anni fa portò alle dimissioni e alla condanna dell’allora presidente Norberto Achille, ma ci sono anche una laurea in giurisprudenza, un master alla Bocconi, l’accademia militare e una carriera nell’Arma dei carabinieri fino al grado di capitano. Attualmente lavora come autore televisivo, un anno fa ha pubblicato un libro (Il disobbediente) e sta per pubblicarne un altro (#disobbediente!) che fa parte di un progetto scolastico di educazione alla legalità.
Franzoso, che effetto le fa entrare in Trenord dalla porta principale, dopo essere stato estromesso da Fnm? «Non sono Edmond Dantès, il Conte di Montecristo, non c’è alcuna vendetta da compiere, non sono un tipo rancoroso e non sono neanche un giustiziere. Diciamo, questo sì, che per me si chiude un cerchio e mi piace pensare che questa nomina rappresenti anche un segnale positivo per i colleghi».
La sua nomina, però, assume una connotazione politica: è stata annunciata dal ministro Toninelli in persona, il Movimento Cinque Stelle lombardo, che qui è all’opposizione, ha manifestato grande entusiasmo.
«Io sono grato al Movimento Cinque stelle per aver pensato a me e per aver portato avanti il mio nome fino a questo punto, ma anche a tutti loro ho detto chiaramente che io accetto questo incarico con lo spirito del civil servant, non con un colore politico, perché io non ho alcuna tessera tranne quella del Club alpino italiano».
Ma a quanto pare il suo nome non è risultato gradito a tutto il mondo politico
«L’ho letto su qualche giornale, ma a me nel frattempo sono arrivati messaggi di congratulazioni e incoraggiamento da persone di ambienti molto diversi, da ex colleghi e anche da rappresentanti di tutti i partiti».
Anche da qualcuno della Lega?
«Sì, anche da leghisti di livello importante in Lombardia. E poi non posso dimenticare che l’attuale sottosegretario Giancarlo Giorgetti partecipò alla presentazione del mio libro, l’anno scorso, e poi ci siamo sentiti più volte quando era in discussione la legge sul whistleblowing». Ma quale sarà il suo approccio al nuovo incarico?
«Guardi, quando sono stato contattato la prima volta ho detto di no perché per me quello era un capitolo chiuso e perché temevo strumentalizzazioni. Poi mi è stato spiegato che l’idea di partenza era quella di valorizzare la mia vicenda ma io ho detto subito che l’onestà, che rivendico ovviamente, non è sufficiente. Quello semmai è un prerequisito che sono convinto appartenga a tanti colleghi e a tutti gli altri componenti del futuro cda di Trenord».
E cosa porterà in più?
«La mia esperienza e le competenze maturate all’interno di Fnm. Non vado certo a scaldare la poltrona, intendo lavorare e parecchio. Lo devo ai cittadini, ai pendolari, alle vittime di Pioltello, ai lavoratori di quest’azienda».
Curriculum
Laurea alla Bocconi, carriera nell’Arma: ora è scrittore e autore di programmi televisivi