LA RICERCA E I PRECARI BEFFATI
Si fa sempre bella figura a parlare di giovani, ricerca, innovazione ma la verità è che la politica è da sempre totalmente sorda a questi temi. L’Italia è per fondi alla ricerca il fanalino di coda dell’Europa, per non parlare dell’America, e i giovani che si vogliono cimentare in questa esperienza, peraltro bellissima, devono mettere in conto anni di precariato con salari indegni. Così la stabilizzazione diventa il sogno per continuare a poter fare quello per cui si è studiato, la passione di una vita. Ma il nostro Paese è specializzato nel buttar via talenti e sprecare risorse. La vicenda che vede coinvolti in questi giorni i ricercatori degli Irccs pubblici e di cui si è scritto su queste pagine è paradigmatica. Molti di questi ragazzi hanno avuto in passato borse di studio che autorevoli rappresentanti delle istituzioni avevano garantito sarebbero entrate nel computo dei titoli validi per la stabilizzazione. Ma poi questo non è avvenuto. A qualcuno può sembrare che si perda tempo a discutere di aria fritta ma è su questi aspetti che si gioca il futuro professionale di centinaia di quei giovani dei quali tanto si ama parlare. Certo non è colpa delle singole amministrazioni o dei direttori scientifici che hanno tutto l’interesse a risolvere il problema piuttosto che complicarlo, ma di una burocrazia ottusa che non fa mai i conti con la realtà. Che la politica per una volta dia un segnale: basterebbe una circolare esplicativa del ministero della Salute e tutto si risolverebbe. Solo una circolare.