Tassa di soggiorno, incasso record
Da gennaio a luglio introiti quasi pari all’intero 2017. Inviti e diffide, caccia ai furbetti
Incasso record per la tassa di soggiorno: grazie ai turisti, le tasche di Palazzo Marino hanno «guadagnato» 39 milioni in 7 mesi — quasi la cifra di tutto l’anno scorso. Per il 2018 se ne prevedono 50. Ma se l’introito, dal 2013 a oggi, ha continuato a crescere, ora la sfida è contrastare l’evasione: in cinque anni si aggirerebbe intorno ai 7,6 milioni.
La nuova vena turistica fa ricca Milano, anche oltre le aspettative. Senza addentrarsi nei difficili calcoli dell’indotto che si riversa in città in varie forme con l’assalto dei visitatori, Palazzo Marino può già festeggiare guardando alle performance dell’imposta di soggiorno, fotografia imparziale dell’attrattività del capoluogo lombardo. Il flusso di risorse entrate finora nel bilancio comunale conferma il 2018 come l’anno dei record: i primi sette mesi hanno già garantito incassi che si avvicinano al totale di dodici mesi del recente passato, proiettando la cifra finale oltre i 50 milioni di euro.
Ma come qualsiasi altra tassa, c’è da scontare una quota di evasione. Secondo le stime degli uffici di piazza Scala, dal 2013 a oggi si aggirerebbe intorno ai 7,6 milioni. Per contrastare i furbetti, «il Comune ha avviato le verifiche tramite la polizia locale, ha emesso inviti, diffide e presentato denunce per il recupero dell’importo presunto», scrive l’assessore al Bilancio, Roberto Tasca in risposta a un’interrogazione della consigliera Silvia Sardone. «È una cifra enorme — commenta l’esponente dell’opposizione — che potrebbe essere usata per servizi importanti per la cittadinanza. Milano è la città che più di tutte in Italia fa introiti col turismo, per questo il Comune non si può permettere di perdere milioni di euro per la riscossione».
La rincorsa milanese alle tradizionali capitali del turismo è stata lunga. Ed è iniziata quasi sei anni fa, a ridosso dell’appuntamento universale. L’imposta entra in vigore il 1° settembre del 2012. In quattro mesi incassa oltre 8 milioni. Dall’anno successivo, i numeri crescono costantemente. Nel 2013 la tassa vale per le finanze comunali quasi 29,5 milioni. Alla vigilia di Expo si sale fino a sfiorare i 35,5 milioni. Il 2015 fa ancora meglio: 43,3 milioni. Da allora, l’incasso si assesta: 41,4 milioni l’anno dopo, e 45,5 milioni l’anno scorso. Il 2018 si annuncia poi ricchissimo. I primi sette mesi hanno già fruttato più di 39 milioni. Grazie a un luglio da tutto esaurito (621.258 presenze) che ha coronato una prima metà dell’anno che ha registrato sempre numeri superiori al 2017. Grazie all’accordo di marzo con la rete di «host» di Airbnb, che in realtà avrebbe dovuto apportare un aumento «solo» di 3 milioni di euro. E grazie al ritocco all’insù delle tariffe entrato in vigore il 1° gennaio.
L’andamento del 2018 si ricava dal totale incassato dal Comune negli ultimi cinque anni e mezzo, escludendo quindi i quattro mesi del 2012, riportato nella lettera di Tasca: da alberghi, bed and breakfast e quant’altro, sono piovuti nelle casse di Palazzo Marino 234.339.215 euro.