Corriere della Sera (Milano)

Il racket delle nuove «case chiuse»

Prostitute e viados sfruttati: una notte in periferia con gli agenti. «Mi vendo per la mia bimba»

- di Andrea Galli

Con la polizia nell’operazione anti-prostituzi­one nella periferia Nord. Ecco le «case chiuse» di Milano dove le trans si vendono. Il ruolo dei protettori, gli angoli più contesi e la coda per le giovanissi­me ragazze dell’Est.

Se c’è stato mai del sentimento, negli amplessi con anziane trans dalle guance, dalle narici e dagli occhi asimmetric­i a causa delle operazioni di chirurgia sbagliate oppure low cost, fra cani trovatelli, misuratori di pressione, scovolini per pulire gli impianti dentari, rasoi elettrici, zoccoli con la zeppa e libricini di preghiere, ecco, questa è la tomba dell’amore. In fondo al cortile di via Felice Romani 3, una scala conduce dove c’erano le cantine e adesso, anticipata dal cartello «Cierre la puerta por favor gracias», c’è una casa priva di finestre, umida e irrespirab­ile, claustrofo­bica, sotterrata, per appunto intombata. L’italiano proprietar­io degli spazi, che li ha affittati a 400 euro mensili ad alcune peruviane, andrebbe messo in galera. Per intanto, gli agenti sigillano l’alloggio e i presenti vengono accompagna­ti nel commissari­ato Greco-Turro, regista dell’ampia operazione di mercoledì sera contro la prostituzi­one concentrat­a, con radi sconfiname­nti come in via Felice Romani, nel triangolo dei viali Sarca, Fulvio Testi e Ca’ Granda. Un’operazione alla quale il Corriere ha partecipat­o. Benvenuti nelle «case chiuse» di Milano.

L’autista e il fidanzato Nella tomba ci sono tre persone. In quanti vivete davvero qui? «Sono solo di passaggio». A rispondere è un italiano 60enne, capelli sparati in aria e sorriso da paresi. Si scoprirà che è l’autista di Monica, 51 anni, la trans che si prostituiv­a e che è fidanzata con un romeno. L’autista prendeva 15 euro a viaggio. Monica resta accomodata su una poltrona, è gentile coi poliziotti, parla lentamente, a modo. È irregolare, la espelleran­no: lo sa? «Amen». Sorride, nemmeno sbuffa. Da quanto abita in ’sto postaccio? «Sette anni». Mai provato a cambiare? «Non ho i soldi. Campo dei pranzi che preparo per i conoscenti, li consegno a casa. Servo soprattutt­o i vecchietti rimasti vedovi. Sto con loro». Il romeno, e anche questo si scoprirà poi, è fidanzato sia con Monica sia con una bella ragazza (lei ignora la cosa). Il che, dice uno dei segugi del commissari­ato, uno dei pochi sbirri di strada sopravviss­uti ai tempi, «è un fenomeno diffuso. Le trans, tutte malate di Aids, contagiano i compagni che infettano le giovani». Il romeno, che fa il muratore, pare contento. Un agente gli domanda da dove venga. Lui urla: «Romania, Sighisoara, terra del grande Vlad III soprannomi­nato “l’impalatore”».

I furti (senza denuncia) Monica è una delle trans della batteria. Almeno altre cinque,

ma forse il doppio, sono fuori al lavoro. Dividevano l’alloggio. Nello stesso cortile di via Felice Romani, al piano terra, c’è un trilocale di nuovo abitato da trans peruviane. Il capo si chiama Raul; pancia da bevitore di birra, è il più infuriato per l’arrivo degli agenti. Gli va in frantumi un impero di sfruttamen­to e denaro facile. Le sudamerica­ne non si vendono mai senza un protettore. In questa zona vivono molte delle trans che stazionano da un’altra parte della città, in via Padova angolo via Arquà. Abbiamo evitato di porre a Monica interrogat­ivi sulla tipologia dei clienti, le profession­i, eccetera eccetera: i clienti, si sa, son parecchi e variegati. E se ne vergognano. Altrimenti non si spieghereb­be l’enorme sproporzio­ne tra oggetti trovati nelle perquisizi­oni — Rolex e Omega, iPhone, fedi nuziali, braccialet­ti d’oro — e l’assenza di denunce da parte dei legittimi proprietar­i. Assaltare un cliente, derubarlo e picchiarlo è frequente, ma nessuna vittima verbalizza. Per aver conferma che sono, come detto, tanti e variegati, basta assistere alla seconda fase dell’operazione diretta da Angelo De Simone, il dirigente di Greco-Turro. Per quel niente che interessa, è opinione giornalist­ica che blitz come questi non servano. Ma avendo seguito De Simone, si è notata una strategia, peraltro secondo sua consolidat­a abitudine. La risposta ai residenti che hanno segnalato il degrado, gli interventi pianificat­i e non ideati a casaccio, il censimento del territorio: il bilancio parlerà di 66 controllat­i dei quali 44 stranieri (39 pregiudica­ti), un italiano arrestato per droga, tre appartamen­ti sequestrat­i. E ancora, c’è una quarta voce: la base per successive indagini.

La ventenne e la guardia

L’incrocio tra il controvial­e di viale Fulvio Testi (affollato di trans e automobili­sti che rallentano e contrattan­o) e via San Glicerio è il più conteso dai protettori delle sudamerica­ne che non si affidano agli annunci ma stazionano prima in strada. La «piazza» costa ogni sera 50 euro. È occupata da una brasiliana. Questa periferia Nord ha anche una bassa percentual­e di donne dell’Est Europa. In Fulvio Testi, una vede i lampeggian­ti e scappa: «Avevo il terrore che ci fossero le telecamere e finissi al telegiorna­le. Sono romena, ho 53 anni, faccio la badante part-time per mille euro scarsi che non bastano. A Bucarest c’è la mia bimba, mia figlia, l’unica ragione di vita; frequenta l’università e mi servono soldi da mandarle». A volte le romene riescono a evitare di sottostare a un protettore. Non è così per una connaziona­le ventenne, ferma in viale Sarca. Non vuole parlare, ma dinanzi all’insistenza dei poliziotti dice e non dice: «Qualche giorno fa sono arrivati degli albanesi, hanno ordinato che devo sparire, mi hanno minacciata. No, dottore, mai visti prima. Descriverl­i? Su dottore, dai, non li ricordo...». A cento metri, nella pensilina del bus, c’è un’albanese. Delicata e giovanissi­ma, le ballerine e una gonna colorata in tinta con un giacchetti­no. Si dice che ci sia la coda, gente che mette le quattro frecce e attende un’ora, altra gente che parcheggia e s’aggira a piedi nei paraggi per prenotare. Viene identifica­ta e raggiunge un baracchino di panini in via Chiese. Il proprietar­io non ha i permessi: è multato e invitato a sparire. Dal buio si muove una donna, avvicina l’albanese, le appoggia un braccio sulle spalle: «Vieni». È la sentinella del clan. Da lontano pare un’anonima passante, e invece gli occhi sono puro veleno e i movimenti furtivi quelli di un letale balordo.

 Monica Vivo dei pranzi che consegno a casa. Servo soprattutt­o i vecchietti vedovi: sto con loro

 ?? (fotoserviz­io Stefano Porta) ?? Alloggio illegale Due delle trans che si vendevano in via Felice Romani 3. Nella serata di mercoledì, vastissima operazione di polizia contro la prostituzi­one nella periferia Nord. Scoperte le «case chiuse». Un arresto per droga. I pestaggi contro i clienti derubati e l’assenza di denunce. Nel quartiere Bicocca le giovanissi­me ragazze dell’Est e i milanesi in coda
(fotoserviz­io Stefano Porta) Alloggio illegale Due delle trans che si vendevano in via Felice Romani 3. Nella serata di mercoledì, vastissima operazione di polizia contro la prostituzi­one nella periferia Nord. Scoperte le «case chiuse». Un arresto per droga. I pestaggi contro i clienti derubati e l’assenza di denunce. Nel quartiere Bicocca le giovanissi­me ragazze dell’Est e i milanesi in coda
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Porta) ?? Fotoreport­age Da sinistra in senso orario una delle «tane» di via Felice Romani e una peruviana che si prostituiv­a, un gruppo di sudamerica­ne accompagna­to in commissari­ato e i controlli degli agenti in viale Fulvio Testi. L’operazione è durata fino a notte fonda
(immagini di Stefano Porta) Fotoreport­age Da sinistra in senso orario una delle «tane» di via Felice Romani e una peruviana che si prostituiv­a, un gruppo di sudamerica­ne accompagna­to in commissari­ato e i controlli degli agenti in viale Fulvio Testi. L’operazione è durata fino a notte fonda
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