Corriere della Sera (Milano)

Il giro d’Italia in catamarano

- Di Elisabetta Andreis

Due mesi a bordo di un piccolo catamarano, da Trieste a Ventimigli­a. Giro d’Italia in totale autonomia, con cibo razionato, spinti solo dalla forza del vento. È l’impresa di due ventenni, Giacomo e Francesco Galimberti, seguita sui social da centinaia di ragazzi.

Due mesi a bordo di un piccolo catamarano, da Trieste a Ventimigli­a. Giro d’Italia in totale autonomia, con cibo razionato, spinti solo dalla forza del vento. È la piccola grande impresa compiuta da due ventenni, Giacomo e Francesco Galimberti, e seguita sulle piattaform­e social da centinaia di ragazzi.

È iniziato tutto da un messaggio via Facebook, appena prima dell’estate: un giovane di Bolzano offriva in regalo il suo catamarano — ridotto ad uno straccio dopo anni di rimessa in magazzino, ma a suo modo glorioso perché nel 2002 aveva fatto il Giro d’Italia, da Ventimigli­a a Trieste.

«In casa covavamo il sogno di una vacanza low cost, spartana e completame­nte indipenden­te, anche dal punto di vista energetico — raccontano i due fratelli, tra l’altro nipoti dell’assessore all’Educazione del Comune di Milano Laura Galimberti —. Ci è bastato guardarci un attimo per decidere: abbiamo risposto a quel ragazzo e abbiamo preso il catamarano, un Hobie Cat 16 di 5 metri, senza cabine, senza bagno, senza motore, senza elettricit­à. L’abbiamo rimesso in sesto tutto noi e gli abbiamo dato il nome Banana Joe in onore di Bud Spencer». Missione, allora: il Giro d’Italia, in senso inverso: «Le nostre due sorelle ci guardavano sogghignan­do...». Partiti il 19 luglio da Ventimigli­a, hanno doppiato il tacco dello stivale, hanno sfilato tra le gondole di Venezia e qualche giorno fa sono arrivati alla meta con la loro vela colorata, salutati da una folla di curiosi.

«Dormivamo in spiaggia, ci eravamo attrezzati per essere completame­nte autonomi: biscotti e caffè solubile per la colazione, barrette razionate e liofilizza­ti a cena, da cucinare su un fornellett­o ad alcol portatile», racconta Giacomo, 20 anni, che studia Fisica in Statale. «Un po’ sfida, un po’ gioco, un po’ scusa per stare insieme tra fratelli visto che le vite durante l’anno separano quasi sempre», rilancia Francesco, due anni in più, neolaureat­o in Design automotive

Il momento più avventuros­o? Allo stretto di Messina, rispondono entrambi ancora con un po’ di brivido: «Ci siamo

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy