Sala e l’ipotesi del mandato bis: oggi mi ricandiderei sindaco
«Se oggi fosse il 20 settembre del 2020 direi sì alla ricandidatura». Alla Festa dell’Unità si parla del libro «Un Paese senza leader». Sul palco c’è l’autore, il direttore del Corriere della Sera,
Luciano Fontana, insieme al sindaco Beppe Sala. Con il Pd alla ricerca affannosa di una nuova leadership la domanda a Sala è inevitabile. Pensa a un futuro tutto politico? «Semmai mi venisse la voglia di pensarci, mi autoinibisco. Non sono un genio, ma sono determinato. Voglio essere concentrato su ciò che faccio. Mi sento tagliato per questo lavoro. Considero la possibilità di un secondo mandato da sindaco e la decisione dipenderà da come mi sentirò tra due anni». Pausa. «Se uno mi dicesse che oggi è il 20 settembre del 2020 e dovessi decidere se candidarmi o no, direi di sì». È l’applauso più convinto della serata per il popolo democratico. Che magari perde un possibile leader ma si assicura la disponibilità per un secondo mandato. «Sono centrato in questo ruolo. Mi piace parlare con la gente, lavorare sulla visione futura di Milano, di non essere prudente perché siamo sulla strada per diventare una grandissima città internazionale: giochiamocela e assumiamoci la responsabilità di eliminare le diseguaglianze». Sala non si appassiona al discorso del futuro leader del Pd. «Un leader non è indispensabile ma è meglio se c’è qualcuno in grado di farlo, a sinistra non ne vedo uno nemmeno io in questo momento. Cerchiamo allora di gestire questa fase difficile, penso che ci vorranno un paio di anni per tornare ad essere un partito che dice “io posso governare”. Il congresso, le primarie, le cene, non è che non mi entusiasmo per snobismo ma mi entusiasmo di più per le domande chiave, per cui abbiamo anche perso consenso». E anche rispetto alle future elezioni europee Sala invita a non fasciarsi la testa: «Starei molto più attento alle città dove governiamo. Il mio cuore sarà con Giorgio Gori a Bergamo e Dario Nardella a Firenze. Non voglio restare l’unico sindaco di centrosinistra di una grande città». Piuttosto il centrosinistra non deve nascondere la testa sotto la sabbia e porsi domande scomode. «La sinistra deve affrontare domande urticanti che fa fatica ad affrontare, ad esempio quella sull’immigrazione. Può essere controllata. E lo dico da sindaco di una città che ha fatto dell’accoglienza un modello. Ma se non vogliamo affrontare neanche una domanda del genere dobbiamo prepararci a un lungo periodo di opposizione con il 15%». L’ultima parola è sull’eterno ritorno di Matteo Renzi: «Gli siano state attribuite più colpe di quelle che ha avuto».