Farmaci connection, sigilli alla Caiazzo
Truffe e infiltrazioni: il locale sarà riaperto e gestito da un amministratore giudiziario
Nella Milano dove si mischiano affari criminali, soldi e ‘ndrangheta, succede che a gestire una farmacia, finita al centro di una doppia indagine su mafia e maxi truffe al Sistema sanitario nazionale, sia lo Stato. Sarà infatti un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale a gestire la Farmacia Caiazzo sequestrata venerdì dai carabinieri del Nas. L’ultimo epilogo dopo il blitz da 13 arresti.
Dal blitz dello scorso 9 aprile sono rimasti in carcere in pochi. Praticamente il solo Giammassimo Giampaolo (ai domiciliari), imparentato con il clan Romeo e con il boss Giuseppe Calabrò , l’ex carabiniere Giulio Forte e il broker Gabriele Sartore. Per il resto sono tutti tornati in libertà e da qualche mese, dopo che il Tar ha «sospeso» l’interdittiva antimafia della Prefettura che nel giugno scorso aveva portato alla chiusura, ciascuno è tornato al proprio posto. Con la conseguenza — secondo il gip Manuela Cannavale — che gli affari riprendano come prima. Affari illeciti con al centro una maxi truffa al Servizio sanitario nazionale scoperta dai carabinieri del Nas durante l’indagine «Contramal» che ha documentato come i responsabili della farmacia Caiazzo acquistassero medicinali a prezzo calmierato, perché destinati a cliniche pubbliche e private, ma che venivano poi rivenduti all’estero, in particolare in Nord Africa, a prezzo pieno. Tanto che i responsabili dell’azienda — Giammassimo e Domenico Giampaolo, Sebastiano Calabrò e Ambrogio Maria Fedele — sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a una lunga serie di reati: dalla truffa al riciclaggio, fino al traffico internazionale di farmaci. Roba da quasi 19 milioni di euro all’anno.
Lo scorso giugno, sulla base di una precedente indagine della Direzione distrettuale antimafia, la Prefettura aveva emesso un’interdittiva e ordinato la chiusura del negozio proprio per i legami dei Giampaolo e di Calabrò con le cosche di San Luca (Reggio Calabria). Poi però, come detto, il Tar aveva accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento e nell’attesa di una decisione nel «merito» il negozio di piazza Caiazzo e il deposito farmaceutico di via Gaffurio erano tornati ad aprire i battenti, con i titolari ancora al loro posto.
Venerdì il sequestro ordinato dal Tribunale su richiesta del pm David Monti. Un provvedimento che, scrive il gip Cannavale. scaturisce «dall’elevatissimo pericolo che la libera disponibilità della farmacia e del deposito connesso comporti la ripresa dell’attività illecita». Anzi, nelle 41 pagine di ordinanza il giudice scrive senza mezzi termini che «a dire il vero il pericolo di reiterazione dei reati e di aggravamento delle conseguenze di quelli posti in essere è pressoché una certezza, visto che le misure cautelari emesse nei confronti degli imputati erano state dapprima attenuate e poi revocate con la conseguenza che gli autori dei reati sono attualmente quasi tutti in libertà». Per questo motivo i carabinieri guidati dal comandante del Nucleo tutela salute Alessio Carparelli e dal comandante del Nas di Milano Salvatore Pignatelli, hanno fatto scattare i nuovi sigilli.
A gestire la farmacia sarà una amministratrice giudiziaria già nominata dal Tribunale. Una volta studiate le carte e la contabilità dell’azienda sarà compito suo dirigere la farmacia e riaprirla quanto prima al pubblico. Per due ragioni: anzitutto per evitare il fallimento della società, che da bene produttivo si trasformerebbe in una scatola di debiti, in secondo luogo — come spiegato dagli inquirenti — per garantire un servizio fondamentale ai cittadini. La farmacia Caiazzo ha aperto i battenti nel lontano 1907, 101 anni fa. Ora — salvo ricorsi dei legali — sarà lo Stato a farsi carico del suo futuro. Lontano dai clan e (si spera) soprattutto dai criminali.
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