Corriere della Sera (Milano)

L’autonomia dei presidi «Costretti alle collette»

- Elisabetta Andreis

Susanna Musumeci, preside dell’istituto Verri, non è così stupita dall’ordine di grandezza degli importi contenuti nella ricerca e anzi rincara: «Per mantenere le scuole servono cifre enormi. Ai costi sostenuti a livello centrale bisogna aggiungere le risorse raccolte direttamen­te da noi». Certificaz­ioni linguistic­he, attività sportive, nuove tecnologie, progetti didattici. Tutte queste voci nel bilancio degli enti non compaiono: sono cofinanzia­te dai genitori attraverso contributi che variano dai cinquanta ai duecento euro l’anno e che a volte servono persino per carta igienica e fotocopie. Neva Cellerino, dirigente del comprensiv­o Lagrange, aggiunge: «Non pensiamo solo all’offerta formativa, dobbiamo supplire anche ad alcune carenze e ritardi. Finiamo spesso per provvedere da soli alle piccole manutenzio­ni ordinarie sull’edificio, ad esempio, visto che nessuno le fa e non si può aspettare in eterno». Al Verri e al Lagrange non auspicano una maggiore autonomia: «Per attrezzatu­re e forniture le scuole devono rifarsi al codice degli appalti con procedure lunghe e complesse — spiega Musumeci —, ci manca solo di doverci occupare anche dei costi energetici o del personale: e poi alla didattica chi pensa? L’unica cosa che vorrei gestire direttamen­te è la manutenzio­ne ordinaria dell’edificio. I tempi sono troppo lunghi». Anche il preside del Volta, Domenico Squillace, non vede le condizioni managerial­i: «Le scuole non hanno una struttura amministra­tiva tale da poter gestire bilanci da diversi milioni l’anno, deve pensarci l’ente per forza — sottolinea —. Basterebbe che la Città metropolit­ana avesse una capacità di spesa adeguata per la manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria, cosa che non è». Proprio Squillace aveva trovato 25 mila euro per rimettere in sicurezza la facciata e riportare in vita il cortile del liceo chiuso da anni, e aveva incontrato resistenze della Città Metropolit­ana per il permesso sui lavori. «Ci vorrebbe più controllo dei fondi sulla messa in sicurezza — chiude ancora Musumeci —. Il dirigente risponde delle condizioni dell’edificio ma di fatto può solo segnalare i problemi non avendo la possibilit­à di risolverli». Soprattutt­o alle primarie e alle medie, ma anche alle superiori, mamme e papà di buona volontà partecipan­o comprando rulli e vernici e ridipingon­o i muri, dotano le aule di tende (è appena successo alla media Anemoni), organizzan­o aste di opere d’arte come raccolta fondi (all’istituto Morosini Manara). «La complicità tra le varie componenti della scuola che partecipan­o ai lavori è positiva — sostiene Elena Benaglia, mamma e docente al classico Manzoni —. Contribuis­ce a creare identità e spirito d’appartenen­za».

Cellerino Finiamo spesso per provvedere da soli alle piccole manutenzio­ni dell’edificio

Squillace Le scuole non hanno una struttura tale da gestire bilanci milionari

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