L’autonomia dei presidi «Costretti alle collette»
Susanna Musumeci, preside dell’istituto Verri, non è così stupita dall’ordine di grandezza degli importi contenuti nella ricerca e anzi rincara: «Per mantenere le scuole servono cifre enormi. Ai costi sostenuti a livello centrale bisogna aggiungere le risorse raccolte direttamente da noi». Certificazioni linguistiche, attività sportive, nuove tecnologie, progetti didattici. Tutte queste voci nel bilancio degli enti non compaiono: sono cofinanziate dai genitori attraverso contributi che variano dai cinquanta ai duecento euro l’anno e che a volte servono persino per carta igienica e fotocopie. Neva Cellerino, dirigente del comprensivo Lagrange, aggiunge: «Non pensiamo solo all’offerta formativa, dobbiamo supplire anche ad alcune carenze e ritardi. Finiamo spesso per provvedere da soli alle piccole manutenzioni ordinarie sull’edificio, ad esempio, visto che nessuno le fa e non si può aspettare in eterno». Al Verri e al Lagrange non auspicano una maggiore autonomia: «Per attrezzature e forniture le scuole devono rifarsi al codice degli appalti con procedure lunghe e complesse — spiega Musumeci —, ci manca solo di doverci occupare anche dei costi energetici o del personale: e poi alla didattica chi pensa? L’unica cosa che vorrei gestire direttamente è la manutenzione ordinaria dell’edificio. I tempi sono troppo lunghi». Anche il preside del Volta, Domenico Squillace, non vede le condizioni manageriali: «Le scuole non hanno una struttura amministrativa tale da poter gestire bilanci da diversi milioni l’anno, deve pensarci l’ente per forza — sottolinea —. Basterebbe che la Città metropolitana avesse una capacità di spesa adeguata per la manutenzione ordinaria e straordinaria, cosa che non è». Proprio Squillace aveva trovato 25 mila euro per rimettere in sicurezza la facciata e riportare in vita il cortile del liceo chiuso da anni, e aveva incontrato resistenze della Città Metropolitana per il permesso sui lavori. «Ci vorrebbe più controllo dei fondi sulla messa in sicurezza — chiude ancora Musumeci —. Il dirigente risponde delle condizioni dell’edificio ma di fatto può solo segnalare i problemi non avendo la possibilità di risolverli». Soprattutto alle primarie e alle medie, ma anche alle superiori, mamme e papà di buona volontà partecipano comprando rulli e vernici e ridipingono i muri, dotano le aule di tende (è appena successo alla media Anemoni), organizzano aste di opere d’arte come raccolta fondi (all’istituto Morosini Manara). «La complicità tra le varie componenti della scuola che partecipano ai lavori è positiva — sostiene Elena Benaglia, mamma e docente al classico Manzoni —. Contribuisce a creare identità e spirito d’appartenenza».
Cellerino Finiamo spesso per provvedere da soli alle piccole manutenzioni dell’edificio
Squillace Le scuole non hanno una struttura tale da gestire bilanci milionari