Corriere della Sera (Milano)

Jan Fabre, la magia dell’ora blu

La prima personale italiana dell’artista belga tra S. Eustorgio e la galleria Building

- Chiara Vanzetto

La prima volta a Milano di Jan Fabre. Il controvers­o artista belga, nato ad Anversa nel 1958, espone fino al 22 dicembre nel cuore di Brera, alla galleria Building in via Monte di Pietà 23 (mar.-sab. ore 1019) con un excursus tra Basilica di Sant’Eustorgio e Cappella Portinari (lun.-dom. ore 1018, euro 6). Regista, scenografo, coreografo e autore teatrale tra i più famosi del mondo, geniale e scandaloso, di recente accusato dai suoi ex ballerini di molestie, Fabre è qui solo nella sua seconda veste, quella di artista visivo: un ruolo in cui prosegue la ricerca di superament­o delle barriere tra linguaggi espressivi. La rassegna, intitolata «I Castelli nell’Ora Blu», è curata da Melania Rossi: in galleria circa 50 pezzi tra installazi­oni site-specific e opere inedite, conservate fino ad oggi nella collezione dell’autore, nello spazio sacro di Sant’Eustorgio un lungo telo in seta dipinta in blu, nella Cappella la scultura «Canoa», 1991, da accostare al tema cristiano della barca come simbolo del viaggio e della salvezza.

Due gli elementi chiave che si fondono in mostra. Il castello, luogo topico della favola romantica, dove l’artista può sentirsi come lui stesso afferma «cavaliere della disperazio­ne e guerriero della bellezza», eroe contempora­neo che difende la fragilità dell’arte. E la cosiddetta «ora blu», quel momento esatto che separa e unisce la notte e il giorno, magico istante di sogno e di perfetto silenzio, metafora del passaggio tra morte e vita, sonno e veglia. «Nell’ora blu — dice Fabre — trovo un luogo adatto per isolarmi dal mondo e dare potere al mio tempo interiore». Questo attimo speciale si traduce concretame­nte in colore: disegni di vario formato, collage, film, opere fotografic­he si coprono di blu, spesso in un fitto groviglio di segni tracciati con una penna a sfera Bic, tecnica che l’autore applica già dagli anni Ottanta. Elemento ricorrente anche l’intrusione di materiali naturali, come scheletri e corpi d’insetti: una passione entomologi­ca che l’artista avrebbe ereditato dal presunto avo naturalist­a Jean-Henri Fabre.

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Un ospite in basilica La grande tela di seta collocata nella navata sinistra di Sant’Eustorgio

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