Il rating della città
LA MOTRICE DECLASSATA DAI VAGONI
Una solida performance operativa, un debito in calo, un sano profilo socio economico e una governance forte. Quella di Fitch, società che valuta la solvibilità di Stati e città, sembra una promozione a pieni voti per Milano. Ma se il rating rimane invariato, l’outlook, ossia la previsione a medio e lungo termine, da stabile diventa negativa. Il risultato è un BBB-, ossia lo stesso declassamento subìto dall’Italia. Come si conciliano le due cose? Il debito in calo, la capacità di investimento con il segno meno? A spiegarle è la stessa Fitch. Primo: a pesare sul futuro di Milano ci sono le incertezze legate alla politica economica del Governo. Secondo: il rating di una città non può essere superiore a quello del Paese e la mancanza di autonomia fiscale la lega indissolubilmente alle sorti del governo nazionale. Un giudizio non troppo dissimile da quello del sindaco Beppe Sala, stufo di sentirsi ripetere la frase «Milano locomotiva d’Italia». Sarà anche la locomotiva del Paese, ma se i vagoni pesano troppo rallentano la corsa. Con un effetto perverso su tutto il sistema. Trascinare Milano in basso non fa bene a nessuno. Tantomeno al Paese perché se c’è un’opportunità va sfruttata. Lo ha fatto poco il precedente governo che pure era dello stesso colore (se non a parole). Non lo fa per niente l’attuale. Milano sembra essere un corpo estraneo se non per calamitare invidie e polemiche. Tanto che a fronte della richiesta di «strumenti» per poter guidare una possibile ripresa, l’unica risposta è stata quella di tagliare i trasferimenti. Ha senso?