Un cantiere per i detenuti
L’intesa firmata dal ministro Bonafede. «Così abbattiamo il tasso di recidiva»
Il programma 2121 firmato ieri nel carcere di San Vittore prevede percorsi di lavoro «per il reinserimento sociale dei detenuti» . Tra le opportunità, il lavoro nei cantieri di Milano Santa Giulia nell’area a sud-est della città.
Trasformare il detenuto da problema per la società in soluzione o, per dirla con le parole del ministro Alfonso Bonafede, «da costo sociale ed economico a risorsa», non è un’utopia, ma per farlo è indispensabile un processo virtuoso e di buona volontà al quale ciascuno è chiamato a dare il proprio indispensabile apporto. Il protocollo d’intesa firmato ieri nel carcere di San Vittore ha esattamente questo obiettivo. I dati dimostrano come la recidiva, il ritorno a delinquere da parte dei condannati una volta scontata la pena, sia molto bassa per coloro che hanno avuto la possibilità di lavorare all’intero o all’esterno del carcere prima di tornare in libertà. Da anni a Milano amministrazione penitenziaria e imprese cooperano in questo settore con ottimi risultati che non sarebbe stato possibile ottenere senza l’apporto decisivo di un Tribunale di Sorveglianza sensibile.
Se le «istituzioni collabora- no tra loro, a prescindere dal colore politico, e con i privati il lavoro diventa la chiave di reinserimento sociale e di rieducazione, creando un percorso virtuoso per i detenuti che si sentiranno cittadini», afferma il ministro della giustizia Alfonso Bonafede prima di mettere anche la sua firma sul protocollo d’intesa, denominato «Programma 2121», che parte in fase sperimentale con una decina di detenuti ma che a regime potrebbe aprire la strada all’impiego per 300. Firmano anche Andrea Ruckstuhl, responsabile europeo di Lendlease srl, multinazionale dello sviluppo immobiliare che lavorerà con Milano Santa Giulia Srl nell’area a sud-est di Milano, e il presidente del Tribunale Roberto Bichi. A poter intraprendere i «percorsi di reintegrazione sociale e lavorativa» saranno i detenuti ammessi al lavoro esterno, alla semilibertà, all’affidamento in prova ai servizi sociali e alla detenzione domiciliare che avranno seguito un corso di formazione professionale. «Così potranno rinunciare ai facili guadagni del modo criminale», afferma Luigi Pagano, provveditore lombardo dell’amministrazione penitenziaria ricordando che «ogni persona recuperata è un pericolo in meno per la società». Un’iniziativa che rientra nelle linee del governo che intende affrontare, dice Bonafede, «in modo strutturale» il problema del sovraffollamento delle carceri investendo «tutte le nostre possibili risorse nelle rieducazione» a differenza dei precedenti, sottolinea, che agivano con indulti e svuotacarceri dopo i quali le celle tornavano piene. Protagonisti non secondari gli enti locali con i loro servizi e fondi per il sociale. Infatti, non mancano alla firma il governatore Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala, che come commissario di Expo 2015 impiegò un gruppo di detenuti nell’assistenza ai visitatori.
«Il lavoro è una grandissima occasione di recupero ed è compito dei giudici valutare con scrupolo e attenzione la posizione di ogni singolo detenuto», sottolinea Giovanna Di Rosa, magistrato in prima linea nella materia come presidente del Tribunale di Sorveglianza, promotore del protocollo con il Dipartimento penitenziario guidato da Francesco Basentini.