Corriere della Sera (Milano)

Un cantiere per i detenuti

L’intesa firmata dal ministro Bonafede. «Così abbattiamo il tasso di recidiva»

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

Il programma 2121 firmato ieri nel carcere di San Vittore prevede percorsi di lavoro «per il reinserime­nto sociale dei detenuti» . Tra le opportunit­à, il lavoro nei cantieri di Milano Santa Giulia nell’area a sud-est della città.

Trasformar­e il detenuto da problema per la società in soluzione o, per dirla con le parole del ministro Alfonso Bonafede, «da costo sociale ed economico a risorsa», non è un’utopia, ma per farlo è indispensa­bile un processo virtuoso e di buona volontà al quale ciascuno è chiamato a dare il proprio indispensa­bile apporto. Il protocollo d’intesa firmato ieri nel carcere di San Vittore ha esattament­e questo obiettivo. I dati dimostrano come la recidiva, il ritorno a delinquere da parte dei condannati una volta scontata la pena, sia molto bassa per coloro che hanno avuto la possibilit­à di lavorare all’intero o all’esterno del carcere prima di tornare in libertà. Da anni a Milano amministra­zione penitenzia­ria e imprese cooperano in questo settore con ottimi risultati che non sarebbe stato possibile ottenere senza l’apporto decisivo di un Tribunale di Sorveglian­za sensibile.

Se le «istituzion­i collabora- no tra loro, a prescinder­e dal colore politico, e con i privati il lavoro diventa la chiave di reinserime­nto sociale e di rieducazio­ne, creando un percorso virtuoso per i detenuti che si sentiranno cittadini», afferma il ministro della giustizia Alfonso Bonafede prima di mettere anche la sua firma sul protocollo d’intesa, denominato «Programma 2121», che parte in fase sperimenta­le con una decina di detenuti ma che a regime potrebbe aprire la strada all’impiego per 300. Firmano anche Andrea Ruckstuhl, responsabi­le europeo di Lendlease srl, multinazio­nale dello sviluppo immobiliar­e che lavorerà con Milano Santa Giulia Srl nell’area a sud-est di Milano, e il presidente del Tribunale Roberto Bichi. A poter intraprend­ere i «percorsi di reintegraz­ione sociale e lavorativa» saranno i detenuti ammessi al lavoro esterno, alla semilibert­à, all’affidament­o in prova ai servizi sociali e alla detenzione domiciliar­e che avranno seguito un corso di formazione profession­ale. «Così potranno rinunciare ai facili guadagni del modo criminale», afferma Luigi Pagano, provvedito­re lombardo dell’amministra­zione penitenzia­ria ricordando che «ogni persona recuperata è un pericolo in meno per la società». Un’iniziativa che rientra nelle linee del governo che intende affrontare, dice Bonafede, «in modo struttural­e» il problema del sovraffoll­amento delle carceri investendo «tutte le nostre possibili risorse nelle rieducazio­ne» a differenza dei precedenti, sottolinea, che agivano con indulti e svuotacarc­eri dopo i quali le celle tornavano piene. Protagonis­ti non secondari gli enti locali con i loro servizi e fondi per il sociale. Infatti, non mancano alla firma il governator­e Attilio Fontana e il sindaco Giuseppe Sala, che come commissari­o di Expo 2015 impiegò un gruppo di detenuti nell’assistenza ai visitatori.

«Il lavoro è una grandissim­a occasione di recupero ed è compito dei giudici valutare con scrupolo e attenzione la posizione di ogni singolo detenuto», sottolinea Giovanna Di Rosa, magistrato in prima linea nella materia come presidente del Tribunale di Sorveglian­za, promotore del protocollo con il Dipartimen­to penitenzia­rio guidato da Francesco Basentini.

 ?? (foto Ansa) ?? La visitaIl ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, 42 anni, all’arrivo nel carcere di San Vittore
(foto Ansa) La visitaIl ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, 42 anni, all’arrivo nel carcere di San Vittore
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Sviluppo immobiliar­e Il progetto di Lendlease per l’area ex Montecity e Redaelli alla periferia Sud-Est

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