Legionella, tra gli imputati la fontana in centro a Bresso
Anche le bombe d’acqua nella lista delle concause
Un’unica «pistola fumante» non c’è. Ma è stato trovato almeno uno dei probabili focolai: la fontana del Mappamondo a Bresso. A due mesi dal boom di legionella, l’Ats (ex Asl) fa il quadro della situazione e dà parziali risposte agli interrogativi rimasti aperti: da dove si è diffuso il batterio? Come? Sono 52 i cittadini che si sono ammalati tra il 10 e il 31 luglio, uno di loro è tuttora ricoverato al San Gerardo di Monza. Cinque i morti.
Un’unica «pistola fumante» non c’è. Ma è stato trovato almeno uno dei probabili colpevoli: la fontana del Mappamondo. A due mesi dal boom di legionella che ha colpito Bresso, l’Ats (ex Asl) fa il quadro della situazione e dà parziali risposte agli interrogativi rimasti aperti: da dove si è diffuso il batterio? In che modo? Sono 52 i cittadini che si sono ammalati dal 10 al 31 luglio, uno di loro è tuttora ricoverato al San Gerardo di Monza. Cinque i morti. «Per il 77 per cento dei casi si tratta di persone con una patologia cronica — ricorda Marco Bosio, direttore generale dell’Ats di Milano —. Il 42 per cento dei pazienti ha più di una malattia». Il batterio ha colpito per buona parte anziani (l’età media è di 73 anni) e cittadini con un fisico già debole. La task force messa in campo dalla Regione ne ha ricostruito spostamenti e abitudini per disegnare una mappa dei contagi che si sono verificati soprattutto nel centro storico. Accertata anche la «colpa» delle condizioni meteo, come spiegato dal Corriere nelle scorse settimane. «Nel mese di luglio ci sono state due bombe d’acqua — dice Bosio —, che possono essere responsabili della sospensione nell’aria di goccioline contenenti i batteri». Una nube infetta che, trasportata dal vento, si potrebbe essere abbattuta sui cittadini di Bresso. In effetti, ai giorni di pioggia seguono i picchi dei contagi. La squadra di esperti ha anche effettuato 598 campionamenti nelle case dei malati e in 49 luoghi considerati sensibili. L’11,5 per cento delle abitazioni e il 14,3 per cento dei siti pubblici sono risultati positivi alla legionella. Sommando tutti questi dati, è stata anche costruita una cartina con tre possibili siti di diffusione del batterio: la Fontana del Mappamondo in via Roma, gli impianti di raffreddamento di un’area industriale a Sud e quello di un grande hotel a Ovest.
Solo l’incrocio con il tipo di legionella riscontrato sui pazienti permette però di accertare le responsabilità. Compito portato avanti dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità, con cui la Regione ha mantenuto contatti continui. È Giorgio Ciconali, direttore delle attività di igiene e prevenzione sanitaria dell’Ats, a illustrare i risultati. «I ceppi isolati negli appartamenti non corrispondono con quelli umani». I malati di legionella non hanno contratto l’infezione dalla doccia di casa. Le analisi invece dicono che lo stesso tipo di batterio è presente in uno dei luoghi pubblici analizzati: la Fontana del Mappamondo di via Roma, in pieno centro.
Attenzione però. Solo per quattro persone su 52 è stato prelevato ed esaminato un campione del batterio, una procedura dolorosa che si è preferito non infliggere a tutti i malati. E ancora, dice Ciconali, «è da escludere che la fontana sia l’unica causa dei 52 contagi», viste le sue ridotte dimensioni. Scagionata anche la rete idrica. Chi sono quindi gli altri colpevoli? I principali sospettati sono gli impianti di raffreddamento delle industrie. Alcuni di quelli esaminati sono positivi alla legionella, ma il ceppo riscontrato è diverso da quello dei quattro malati presi in esame. Ulteriori approfondimenti sono ancora in corso. Gli impianti poi potrebbero essere non solo in cima a tor- ri, ma anche ad altezze moderate e perfino sottoterra. La nube infetta potrebbe quindi essere risalita dal basso. Dato interessante, buona parte dei malati vive in appartamenti al piano terra o ai piani bassi. L’amministrazione comunale e l’Ats ora intendono impedire che la legionella si ripresenti a Bresso, dopo i casi di quest’estate e del 2014. «Abbiamo spento la fontana del Mappamondo già dai primi contagi — dice il sindaco Simone Cairo — e non la riattiveremo più. Probabilmente diventerà una fioriera». Il Comune ha poi concluso i controlli negli edifici pubblici e le sanificazioni delle case nel centro. La Regione proseguirà con un «monitoraggio stretto, anche degli impianti di raffreddamento» spiega l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. Ma la legionella non riguarda solo Bresso, come dimostrano le 500 polmoniti nel Bresciano. «Entro fine anno approveremo un provvedimento che prevede il censimento di tutte le torri di raffreddamento in Lombardia — promette Gallera — e norme puntuali per la loro periodica sanificazione».
L’assessore Gallera Insieme di concause Ma case private e acquedotto non sono coinvolti
Il sindaco Cairo La fontana Mappamondo non sarà accesa bensì trasformata in fioriera
Il dg Ats Bosio Le forti piogge responsabili delle gocce batteriche sospese nell’aria