«Infortunato e licenziato»
Via anche la moglie. Il filippino si è rivolto ai sindacati
Infortunato sul lavoro e, quindi, licenziato. È accaduto a un maggiordomo filippino in servizio presso un imprenditore con casa lussuosa in centro. L’ex domestico si è rivolto ai sindacati: non gli erano stati pagati nemmeno i contributi.
Infortunato e, quindi, licenziato. Ma il maggiordomo straniero sfida il ricco imprenditore sul terreno legale.
Lo scenario della vicenda approdata agli sportelli dell’Inca Cgil è una casa lussuosa a due passi da piazzale Cordusio. Lì, da marzo, lavora come collaboratore domestico tuttofare J.A., quarantaquattrenne filippino dal curriculum ricco di esperienze ad alto livello. Tra le sue referenze, infatti, figurano nomi di manager e imprenditori che compaiono nei consigli di amministrazione di aziende importanti. Insomma, non un semplice collaboratore domestico, ma una figura in grado di governare una casa, anche di lusso. In effetti nella palazzina del nuovo datore di lavoro si occupa di tutto: riceve in portineria, fa le pulizie, poi diventa autista e gestisce anche la manutenzione del giardino e della piscina al secondo piano. Dodici ore al giorno (dalle 8 alle 14 e dalle 16 alle 22) per sette giorni alla settimana. In cambio di 1.400 euro mensili, uno stipendio che lui considera «buono».
A parte una certa spigolosità da parte «della signora», tutto procede per qualche mese, al punto che anche la compagna del maggiordomo filippino viene assunta per integrare il personale di servizio della sontuosa casa e, anche, per badare alla residenza parigina dei datori di lavoro, «proprio di fronte al museo Picasso». C’è soltanto una nota stonata: «Non mi hanno mai fatto vedere il contratto — racconta J.A. — ma mi hanno sempre rassicurato e versato lo stipendio regolarmente». Fino a luglio. In agosto tutti si trasferiscono, appunto, in Francia e lì le cose cambiano. Dopo aver eseguito lavori pesanti, compreso lo spostamento di alcune grosse sculture che fanno parte della vasta collezione di opere d’arte custodita nelle due residenze, il domestico filippino comincia ad accusare dolori alla schiena e alle gambe. Un giorno, poi, inciampa, cade e sente una fitta tremenda a una coscia. Il dolore è intenso e costante, ma pur zoppicante l’uomo continua a prestare servizio. Ma al rientro a Milano, dal momento che i dolori continuano, si rivolge al suo medico. E, con sua stessa sorpresa, si sente diagnosticare una brutta distrazione muscolare e prescrivere un periodo di riposo. la reazione del datore di lavoro è immediata: J.A. viene invitato a ritirare e firmare la lettera di licenziamento. E nello stesso momento, viene proposta una risoluzione consensuale anche del contratto della sua compagna, che è incinta e quindi non licenziabile.
Il filippino, che non ha problemi a ricollocarsi presso altre famiglie e un’attività di consulenza con una catena di supermarket, rifiuta di firmare e non accetta l’offerta in denaro. E si rivolge alla Cgil e all’Ispettorato del lavoro: «Sono offeso, non è questo il modo di comportarsi, no si manda via un lavoratore per un infortunio». E intanto ha scoperto un «dettaglio»: i suoi ricchi datori di lavoro non hanno mai versato i contributi all’Inps. «A Milano ci sono molti rapporti di lavoro domestico regolari — spiega Marco Locati di “Aperto per te” lo sportello per colf e Badanti di via Fontana — ma esite anche un sottobosco invisibile fatto di sopruso e soggezione».