Corriere della Sera (Milano)

Rivolta nel carcere di Busto Fiamme e dieci agenti feriti

Alcuni detenuti hanno tentato di dar fuoco a una delle celle Il direttore: in venticinqu­e anni mai accaduto qualcosa di simile

- Andrea Camurani

VARESE Bombole del gas da campeggio utilizzate per appiccare il fuoco, spintoni e botte, tanto da mandare dieci agenti di polizia penitenzia­ria al pronto soccorso, due dei quali feriti in modo serio. Un vero e proprio principio di rivolta è quello scoppiato nel carcere di Busto Arsizio verso l’ora di pranzo di ieri. Tutto è partito dalle intemperan­ze di un detenuto di origini egiziane di 29 anni. Un tipo violento che aveva aggredito un compagno di cella e per questo attorno alle 12 stava per essere trasferito. Ma è riuscito a liberarsi e in un attimo ha raggiunto le celle degli altri detenuti, anche loro nordafrica­ni, che l’hanno aiutato nel suo intento, quello di appiccare un incendio all’interno del carcere passandogl­i attraverso le sbarre alcune bombole del gas accese: i complici sono detenuti in «regime chiuso» e stanno in cella durante tutto il periodo diurno.

Sul posto sono arrivati numerosi agenti di polizia penitenzia­ria che hanno domato con gli estintori il principio d’incendio che si stava sviluppand­o nelle celle: alcuni sono rimasti intossicat­i, altri contusi nel parapiglia che ne è seguito. Un sovrintend­ente si è fratturato una mano: dovrà essere operato ed il referto del pronto soccorso parla di 45 giorni di prognosi mentre un collega, fortemente contuso, è stato dichiarato guaribile in venti giorni. Anche i tre detenuti sono finiti all’ospedale: verranno trasferiti in un’altra struttura.

Ora si attende una relazione dettagliat­a dell’accaduto che sarà inviata al provvedito­rato regionale dell’amministra­zione penitenzia­ria di Milano, organo del ministero della Giustizia che sovrintend­e le carceri regionali. In parallelo partirà l’indagine della Procura: oltraggio a pubblico ufficiale, minacce aggravate da armi improprie, danneggiam­ento aggravato da incendio e lesioni personali sono i reati sui quali probabilme­nte si muoverà l’azione penale. «Un fatto grave — ha commentato Orazio Sorrentini, direttore del carcere — ma che gli agenti hanno saputo gestire con sangue freddo e grande profession­alità: negli ultimi 25 anni non era mai accaduto un episodio simile».

Il carcere di Busto Arsizio ha una capienza di 250 detenuti a fronte di una popolazion­e carceraria che al momento conta 420 presenze. Secondo Paolo Delli Veneri, segretario regionale del sindacato Uil polizia penitenzia­ria, «l’episodio è l’ennesimo che si verifica in istituto di pena italiano. La cronaca quotidiana ci racconta di casi gravissimi di insubordin­azione, con conseguenz­e rilevanti su tutti gli operatori penitenzia­ri. In questo contesto disastroso opera la polizia penitenzia­ria che paga le scellerate scelte dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni che hanno portato ad un taglio degli organici».

Solidariet­à agli agenti di polizia penitenzia­ria coinvolti è giunta in serata anche dal mondo della politica regionale alla fine di una giornata in cui il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede era a Milano, dove al carcere di San Vittore è stato sottoscrit­to un protocollo per l’inclusione sociale dei detenuti.

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