MILANO NON TI CHIEDE CHI SEI MA CREDE IN CIÒ CHE SAI FARE
Caro Schiavi, due eventi mi hanno fatto sentire forte l’orgoglio di vivere a Milano. La celebrazione dei novant’anni dell’ Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di via Venezian quale primo vero Istituto oncologico italiano e,come sottolineato dal presidente Martarella, patrimonio di tutta Italia. Poi Giorgio Armani con la sua pazzesca sfilata a Milano Linate. Lui, già nel mondo da sempre, ha portato tutti noi verso il mondo. Dunque grazie Istituto tumori per curare una patologia tanto seria con tanta professionalità e umanità, da sempre. Grazie signor Giorgio Armani per amare tanto Milano e tutti noi.
Gentile Iole, è bello sentirsi orgogliosi della propria città e volerlo condividere, perché inietta un po’ di ottimismo e di fiducia, materie prime di cui oggi c’è tanto bisogno. Gli eventi ai quali fa riferimento sono due fra i tanti che fanno di Milano una città speciale, una piccola America ha scritto qualcuno, dove i sogni e i progetti — quando hanno buone fondamenta — si possono realizzare. Ho già scritto dell’elogio alla locomotiva milanese fatto dal presidente Mattarella, e continuo a pensare che il valore aggiunto di questa metropoli siano i suoi abitanti, intesi come cittadini, capaci di cercare una luce anche dove c’è buio e di impegnarsi concretamente per far accadere le cose, senza aspettare che qualcuno le cali dall’alto. L’istituto dei tumori è stata una sfida lungimirante lanciata quasi cent’anni fa da medici e scienziati quando il cancro era ancora il male oscuro: ha creato una scuola scientifica e umana riconosciuta in tutto il mondo; Giorgio Armani è un’icona dello stile venuta dalla provincia che solo qui poteva trovare il terreno ideale per la sua creatività: Milano non ti chiede chi sei, ma che cosa sai fare.
Di esempi se potrebbero fare mille, ma in questo spazio mi piace ricordare che a Milano c’è anche un orgoglio poco esibito che non issa bandiere, si nutre di piccoli gesti di attenzione e sensibilità verso gli altri, fragili e indifesi, spinge alla responsabilità civile e crea valore sociale. L’insieme fa comunità, questo fa la differenza tra una città che si ama e una che si abita soltanto. Piccola nota finale: dopo la lettera del presidente, si sta trovando una soluzione per evitare lo sfratto del circolo Perini, un arcipelago di memoria e di legalità a Quarto Oggiaro. Tutti si sono mobilitati a favore, cittadini, politici e funzionari. Anche questa è Milano.