Visioni a confronto
La Milano di Mulas e il Sud di Jodice gli artigiani di Francesco Pergolesi e i ritratti di fabbriche di Basilico Un viaggio nella fotografia italiana
Puntuale, come ogni anno, si inaugura questa sera la prima mostra della stagione alla Galleria Valeria Bella. Per l’edizione 2018 Michele Bella ha pensato, come di consueto, a una rassegna collettiva di maestri della fotografia dal dopoguerra a oggi concepita tuttavia in modo trasversale. A fianco di nomi consolidati, importanti, sono presenti giovani e giovanissimi autori, a fianco di temi che hanno segnato la storia della fotografia immagini inedite, personali, autoreferenziali. Con nomi che sono diventati una presenza fissa in galleria — come Luigi Ghirri, Ugo Mulas, Luca Campigotto — ecco esposti per la prima volta Mimmo Jodice ed Elio Ciol ma anche e soprattutto nuove presenze, come Sofia Uslenghi o Francesco Pergolesi. Anche i temi si intrecciano con l’intento di creare contrasti di forme, di pensiero, di intenti, scavalcando gli stili e i tempi.
Di Ugo Mulas la magnifica serie dedicata al Bar Jamaica, di Gabriele Basilico sei vintage da «Milano. Ritratti di fabbriche», di Paolo Verzone le recenti immagini dedicate alle accademie militari europee, di Luca Campigotto i ponti di Shanghai. Poi «Heroes», i piccoli ritratti di artigiani, gli eroi quotidiani di Francesco Pergolesi, gli autoritratti sofferti di Sofia Uslenghi che raccontano le sue nostalgie, le immagini del Mediterraneo di Mimmo Jodice, i nudi di Toni Thorimbert, le camere di Bruno Cattani, le architetture di Elio Ciol. Non tragga in inganno la varietà complessa delle proposte. Ogni autore è un’esperienza conclusa, un piccolo mondo che si offre alla visione ma che deve anche dialogare e magari anche entrare in contrasto con il mondo vicino, regalando ai visitatori una ricchezza di proposte che tiene conto di quanto è successo e sta succedendo nelle fotografia italiana.
Poi tre piccole sorprese: Gilles Lorin, francese, che racconta una storia di solitudine e di nostalgia, Tod Hido, maestro della fotografia documentaria, e le sue visioni di una solitaria provincia americana e Pierre Pellegrini, svizzero, con i suoi paesaggi rarefatti e poetici. «Uno degli obiettivi di una galleria — aggiunge Michele Bella — è naturalmente vendere le opere e per questo tutte le immagini in mostra sono vintage, firmate e di provenienza sicura. Però noi abbiamo cercato di fare un passo in più: la mostra ha anche l’ambizione di raccontare e di mettere a confronto mondi lontani ma reali, visioni diverse nei linguaggi e nel tempo, di fare dialogare tra di loro gli artisti del Jamaica di Mulas e il nobile solitario di Gilles Lorin, i nudi di Thorimbert e gli autoritratti di Uslenghi.
La mostra presenta cinquantasette opere per quattordici autori, e allo stesso tempo vuole essere una dichiarazione d’amore nei confronti della fotografia ma anche una scommessa: sostenere la fotografia italiana, aprirsi a quella internazionale e pensare al mercato come a un’esperienza alla quale si arriva attraverso la conoscenza e la cultura».