LA SCUOLA UN ETERNO POLLAIO
In un Paese normale, la situazione del Marignoni Polo descritta ieri sarebbe non solo inaccettabile, ma impensabile. Come è possibile, infatti, per di più in un professionale dove si raccolgono, purtroppo, studenti persuasi dalle scuole precedenti di essere inadatti agli studi, non avere un dirigente titolare tra i migliori esistenti? Come è possibile una I classe di 34 studenti di cui 30 non italofoni? Oppure una II classe di 30 studenti con 4 disabili e una V di 28 con 3? E magari senza sostegno? O con sostegno solo formale, cioè non con docenti specializzati, che abbiano scelto questo servizio come il campo di propria maggiore realizzazione umana e professionale? Evidentemente non siamo un Paese normale. E lo dimostriamo, va riconosciuto, ogni giorno. Non c’è dubbio: ad horas, l’ex Provveditorato (che ha cambiato nome ma non abitudini e funzioni) «provvederà», appunto, premuto da giornali e sindacati ed autorizzato dal «superiore Ministero», ad aumentare il numero delle classi e a diminuirvi il numero medio di studenti. Purtroppo, però, questa non è la soluzione, ma la continuazione del problema. Con l’amministrazione centralistica che abbiamo e con l’impianto organizzativo che la contraddistingue, ogni anno ciò che sarà risolto in un professionale si presenterà moltiplicato in un altro. Perché, ad esempio, nei Cfp regionali, che pure hanno un’utenza analoga, queste cose non accadono? Solo perché non sono statali e godono di un’autonomia maggiore?