La riforma svolta, il sì dei medici
Rientra il dissenso che aveva affossato i cambiamenti. Nuove competenze per realizzare i percorsi di cura Terapie per tre milioni di malati cronici: i dottori di famiglia diventeranno «clinical manager»
Una definizione che può cambiare la vita a tre milioni di malati cronici: il medico di famiglia diventa clinical manager. È la svolta che segna un nuovo inizio per la riforma della Sanità regionale lombarda, finora mai decollata per l’ostilità dei dottori di base.
Una definizione che può cambiare la vita a tre milioni di malati cronici. Il medico di famiglia diventa clinical manager. Le due parole, pronunciate pubblicamente per la prima volta sabato 22 settembre in un convegno Snami a Desenzano dal direttore generale della Sanità, Luigi Cajazzo, segnano una svolta nella pluricontestata riforma sanitaria: i dottori di base finalmente accettano di stilare con i pazienti un calendario prefissato di visite ed esami che li possa accompagnare nel percorso di cure. Finora le adesioni a Milano risultano ferme a uno su tre e, nel resto della Lombardia, al 50%.
Promesse mancate
La promessa che da un anno e mezzo viene rivolta a cardiopatici, ipertesi e diabetici è che nessuno dovrà più preoccuparsi di prenotare gli esami necessari a tenere sotto controllo la malattia, ricordarsi le date dei controlli, fare salti mortali per fissare una visita specialistica: qualcuno lo farà al loro posto. Ma poco è cambiato. I medici di famiglia, che sono il primo punto di riferimento degli anziani con più di una malattia, fin dall’inizio remano contro. Degli 884 dottori milanesi, il 66% si rifiuta di applicare il nuovo modello di cure che si basa su uno scambio: i malati cronici scelgono un singolo ospedale dove eseguire un pacchetto di prestazioni sanitarie destinate a essere pagate a forfait (con un risparmio per le casse pubbliche), in cambio dello sgravio per i pazienti da prenotazioni e ciò che ne consegue. I medici di base da sempre sono ostili al progetto perché lo percepiscono come uno scippo per risparmiare sulla pelle dei malati, con i cronici che fanno riferimento più agli ospedali che a loro. Impossibile dimenticare i cartelli appesi nei loro ambulatori: «Non farti incantare». Così la riforma non decolla: le adesioni, anche se a detta della Regione crescono a un ritmo di 1.500 al giorno, coinvolgono al momento solo 300 mila pazienti, uno su dieci.
La firma dell’accordo Adesso la novità, contenuta in un protocollo che — salvo sor-
prese — sarà firmato ai primi di ottobre dagli Ordini dei Medici della Lombardia e dall’assessorato alla Sanità e verrà recepito da una delibera della Regione guidata da Attilio Fontana. I medici di famiglia non saranno più co-gestori, ma clinical manager. «Significa che avremo noi le redini del percorso di cure dei malati cronici — dice Roberto Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici di Milano —. Il cambio di terminologia è il riconoscimento del nostro ruolo e della riconquistata libertà di stilare il piano individuale di cure (retribuiti 10 euro ciascuno,
ndr) come meglio crediamo. Non deve più succedere che gli Ordini dei Medici non siano interpellati prima dell’approvazione di provvedimenti che riguardano l’organizzazione delle cure».
La scelta ai malati
Solo il tempo potrà dirci se i pazienti davvero non perderanno un punto di riferimento prezioso qual è il medico di famiglia e allo stesso tempo avranno un tutor operativo negli ospedali che li accompagnerà passo passo nel percorso di cure. L’assessore alla Sanità Giulio Gallera va ripetendo: «Quella che stiamo mettendo in campo è una riforma che non ha pari in Italia e in Europa. Stiamo costruendo un modello che ci consentirà di superare quella frammentazione che impedisce il dialogo tra la medicina del territorio e quella ospedaliera e che consentirà l’accompagnamento personalizzato del paziente cronico e migliorerà la qualità della sua vita». Riflette Fabio Pizzul, capogruppo Pd: «Senza il ruolo centrale dei medici di famiglia la riforma della cronicità non poteva funzionare. Noi lo diciamo da sempre. Il flop oggi è evidente anche alla giunta, che finalmente corre ai ripari. Speriamo che ora la presa in carico del paziente cronico parta realmente, perché fino ad oggi è stato solo uno slogan elettorale». Rossi guarda al futuro: «Ora la scelta spetta ai malati».
Percorsi di cura programmati, due dottori su tre erano contro le novità della riforma sanitaria Ora la firma dell’accordo: diventeranno clinical manager