La coop sociale Uno schermo per i trafficanti
Città Studi, maxi blitz antidroga dei carabinieri. Tra gli indagati l’ex presidente onorario dei City Angels
La Cooperativa Sociale Green e Clean era la copertura per lo spaccio nel territorio di Città Studi. A gestirla Ivan Turola, candidato alle regionali del 2018 nelle liste di «Noi con l’Italia» (non eletto), in rapporti con alti dirigenti della Regione e per un periodo presidente onorario dei City Angels. Dieci gli arrestati, una ventina gli indagati. La Cooperativa ha operato dall’ottobre del 2014 fino all’arrivo dei carabinieri.
È stato candidato alle regionali del 4 marzo 2018 nelle liste di «Noi con l’Italia» (non eletto), ha avuto rapporti con alti dirigenti della Regione Lombardia, e a maggio del 2018 ha assunto anche la carica di presidente onorario dei City Angels (rapporto poco dopo interrotto) l’uomo che gestiva la cooperativa di copertura per il gruppo di trafficanti e spacciatori che da anni copriva soprattutto il territorio di Città Studi. Lo raccontano accertamenti e intercettazioni dell’indagine del Nucleo investigativo dei carabinieri nella quale Ivan Turola, 38 anni, è indagato con un’altra ventina di persone. Dieci invece sono gli arrestati, nove dei quali italiani, che per trattare partite di cocaina, hashish e marijuana si incontravano in un grande negozio di articoli per animali in via Lomellina, o davanti alla chiesa di viale Argonne, o a volte (fuori zona per contatti con altri gruppi) in un bar di via Fra Cristoforo, in zona Famagosta.
È un piccolo spaccato di «mondo di mezzo» nell’area Est di Milano questa rete di malavita che gravitava intorno alla «Cooperativa Sociale Green e Clean», una sorta di scatola vuota che solo sulla carta si occupava di pulizie e giardinaggio. E invece in quella società «lavoravano» almeno cinque tra gli indagati e arrestati, tra cui il «capo» del gruppo Alessandro Ciancio, già condannato per droga e che grazie a quel contratto stava scontando l’ultima parte della pena in «affidamento in prova». La cooperativa faceva da copertura anche per Zoubair Karroumi, detto Jampierre (già in carcere perché fu arrestato con un carico di 150 chili di hashish a fine 2016): l’uomo faceva da snodo per i contatti con i fornitori di fumo e allo stesso tempo sfruttava la cooperativa per contratti di lavoro, permessi di soggiorno, apertura di conti bancari. I trafficanti avevano un altro canale per acquistare cocaina, vicino alla ‘ndrangheta, e uno per la marijuana.
Nel recinto della cooperativa venivano gestiti alcuni acquisti di droga («Siamo soci», dicevano alcuni, parlando di cocaina) e soprattutto in quella semplice organizzazione economica veniva schermata buona parte dei guadagni, per cui è ritenuta dagli investigatori guidati dal tenente colonnello Michele Miulli anche un contenitore per il riciclaggio e l’auto-riciclaggio. Era sempre dal conto corrente della «Green e Clean» che partivano i bonifici mensili del mutuo per l’acquisto di un appartamento. A fronte delle 34 richieste d’arresto, il gip ne ha accordate soltanto 10.
La cooperativa dei trafficanti ha «lavorato» a partire dall’ottobre del 2014 ed è Claudio Mori (46 anni, ai domiciliari) che aveva coinvolto la moglie come amministratrice, oggi indagata. È lui in un’intercettazione a spiegare che la società «serve per ripulire»: dietro Mori, come gestore di fatto, secondo gli investigatori ci sarebbe Ivan Turola.
Nelle settimane centrali di agosto 2016 l’attività di due tra i principali fornitori di droga, Ciancio e Antonino Lucchese, 38 anni, si interrompe, nonostante avessero in ballo un canale aperto con un compratore di Trieste: entrambi, in quel momento, si trovano in affidamento in prova ai servizi sociali, ma entrambi ottengono dal Tribunale di sorveglianza il permesso per andare in vacanza a Diano Marina e all’Isola d’Elba. Al ritorno entrambi commentano il periodo di ferie, e uno dice: «Ho speso 5 mila euro, mi sono divertito a magiare fuori»; mentre l’altro ammette: «Io me li sono spesi tutti tutti».