Computer incrocia filmati e volti: scovato rapinatore
Incastrato un 39enne che aveva svaligiato tre negozi
Sul monitor degli agenti della polizia scientifica viaggiano in parallelo il fotogramma di un video che inquadra il volto di un uomo e una serie di immagini segnaletiche a fianco. Ci è voluto un tempo di risposta variabile tra i dieci e i venti secondi, per far apparire sullo schermo una lista di sospettati. Il resto, per arrivare alla cattura del malvivente, lo fanno le attività investigative classiche. Ma gli investigatori, pur non potendo certo prescindere dal fiuto e dalla professionalità, hanno un’arma in più: il Sari, acronimo che sta per «Sistema automatico riconoscimento immagini».
Uno strumento all’avanguardia, introdotto a luglio di quest’anno, che permette, attraverso l’inquadratura del volto, di risalire al possibile autore di un crimine, e che ha colpito per la prima volta in città nei giorni scorsi, con l’esecuzione di una misura cautelare in carcere nei confronti di M.D., rapinatore seriale di farmacie, presunto responsabile di tre colpi avvenuti a breve distanza in zona Villa San Giovanni.
L’uomo, 39 anni, pregiudicato, entrava in azione a volto scoperto, seguendo il copione classico delle rapine «mordi e fuggi», commesse prevalentemente ai danni di farmacie e piccoli supermarket. Prima l’ingresso nel negozio, poi la richiesta minacciosa al farmacista dietro al bancone di consegnare i contanti, con la mano in tasca a fingere (forse) di avere un’arma. Azione ripetuta, secondo le accuse, il 2, il 3 e il 19 settembre, nelle farmacie di via Toselli, Atene e Palmanova. Gli agenti della sesta sezione della Squadra Mobile, diretti da Massimiliano Mazzali, hanno raccolto i filmati dell’impianto di videosorveglianza, cercando di isolare al meglio l’immagine del viso del malvivente. A questo punto è entrato in gioco il Sari, e il lavoro della polizia scientifica. Il sistema si basa, infatti, su un software capace di elaborare le riprese catturate dalle telecamere di sicurezza, e di confrontarle con i volti dei soggetti schedati dalle forze dell’ordine (un elenco di circa 16 milioni di cosiddetti «cartellini» inseriti in un’apposita banca dati). Concluso il procedimento, il Sari restituisce un elenco di fotografie, ordinate secondo la percentuale di somiglianza e corredate dalle informazioni personali (nomi, indirizzi conosciuti, trascorsi penali), tra le quali potrebbe esserci quella del soggetto ricercato. È in questo modo che il Sari, con il trentanovenne M.D., vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, ha fatto centro. Nella sua abitazione di Pioltello, sono stati trovati i pantaloni grigi e le scarpe sportive utilizzate durante le rapine.
Un’operazione definita dalla responsabile della polizia scientifica Angela Lauretta come «un mix tra innovazione e attività investigativa tradizionale». Il Sari va ad aggiungersi ad un altro strumento tecnologico ormai consolidato, il software «Key crime», che però lavora solo sugli elementi di serialità dei comportamenti criminali. «La qualità delle immagini aiuta — ha aggiunto Lauretta — ma anche in caso di bassa definizione delle stesse non è esclusa la possibilità di provare con successo il riconoscimento facciale».
Nel caso non venga individuata alcuna corrispondenza, invece, l’immagine inserita nel Sari resta comunque memorizzata per individuare, eventualmente, delle corrispondenze. Grazie all’applicazione di questa nuovo tecnologia, agli inizi di settembre, i poliziotti della questura di Brescia sono arrivati alla cattura di due ladri georgiani, indagati di furto in appartamento: il primo successo in Italia messo a segno dal Sari.