Gli angeli custodi tutor dei pazienti «Così ricordiamo esami e scadenze»
Negli uffici del centro servizi nel Comasco dove si preparano le «agende» dei cittadini
«Le ricordiamo che le ricette sono pronte, può passarle a ritirare». Da una parte della cornetta il paziente che riceve la comunicazione. Dall’altra gli operatori del centro servizi di Appiano Gentile, comune di 7 mila abitanti del Comasco dove ha sede la cooperativa Medici Insubria. Qui lavorano 8 impiegati che si occupano di scadenze, prenotazioni, esami e burocrazia, «angeli custodi» dei malati e dei medici di famiglia. Se la riforma della sanità ha trovato un’iniziale resistenza tra i dottori di base a Milano, in altre province i risultati sono diversi.
«Insieme alla cooperativa InSalute contiamo 460 soci — spiega la dottoressa Giovanna Scienza, vicepresidente di Medici Insubria — e siamo operativi a Varese, Como, Monza, Brescia, Bergamo e Sondrio». Il bacino di pazienti cronici a cui si rivolgono è di 150 mila persone. La riforma, nata nel 2015 sotto la giunta Maroni e ora in fase di applicazione, punta a migliorarne la vita. La proposta ai cittadini è contenuta nelle lettere inviate a partire da gennaio: affidarsi a un tutor che si occupi al posto loro di prenotare esami, ricordare le date dei controlli e stili un piano di assistenza individuale, il Pai. Fino a oggi in 62 mila sono stati «presi in carico» dai dottori di Medici Insubria, il 41 per cento del totale di cronici che i camici bianchi della cooperativa hanno in cura. «Per 55.215 abbiamo già steso il piano assistenziale — specifica la dottoressa Scienza — per altri settemila lo stiamo scrivendo ora». Numeri ben più grandi di quelli della provincia di Milano, dove a giugno si arrivava all’un per cento di cittadini presi in carico e al 32 per cento di dottori aderenti.
Cosa cambia tra il capoluogo e il resto della regione? «Il medico di famiglia normalmente fa da sé — dice la vicepresidente —, nella cooperativa invece siamo già abituati a lavorare in gruppo, a confrontarci, quello che chiede la riforma». Altro nodo, la differenza di offerta. «A Milano ci sono molte strutture pubbliche e private, mentre in provincia non è così e il problema delle liste d’attesa è più forte. I pazienti che hanno detto sì hanno gradito il fatto di essere accompagnati». Nel concreto, cosa cambia per questi 62 mila? «Il medico consegna il Pai al cittadino e lo manda al centro servizi, che si occuperà di ricordargli le scadenze e di prenotare alcuni esami. E se il malato non si presenta al controllo, viene richiamato fino a due volte». La cooperativa, ad esempio, sapendo quanti cardiopatici ha in cura si fa riservare dagli ospedali un adeguato numero di elettrocardiogrammi, togliendo il pensiero ai pazienti. Nessuna paura di togliere autorità ai dottori. «Il medico fa il medico, il resto è in mano alla struttura amministrativa».
Molto si sta facendo, tanto resta da fare. «Il centro servizi non può ancora prenotare tutti gli esami — ammette Scienza — ma la piena attuazione della riforma ci sarà solo nei prossimi anni». Cosa ne pensano i cittadini che hanno detto sì? «Una garanzia per l’utente — dice Antonio Antonellis, primo paziente della cooperativa a firmare il patto —. Sono diabetico, con il nuovo sistema c’è più attenzione alle cure, mi sento seguito. E faccio meno fatica».
Il pioniere Sono diabetico, qui mi sento seguito e faccio meno fatica