Svolta sui cronici
LA SANITÀ RIPARTE DALLA BASE
La voce «clinical manager» la lasciamo agli addetti ai lavori e agli specialisti della toponomastica sanitaria. Quel che conta è che una riforma nata male e proseguita peggio, torna sui binari del buon senso e della praticabilità grazie a una correzione di rotta che riporta la gestione del paziente cronico verso il medico di famiglia.
La svolta, anticipata ieri dal Corriere, è importante e mette fine al confuso impasto sulla presa in carico lasciato in eredità dalla giunta Maroni al presidente Fontana: l’affidamento dei pazienti cronici a una struttura intermedia che la fantasia del marketing aveva ribattezzato hub, a cavallo tra il medico di base e l’ospedale. Nonostante gli sforzi dell’assessore Gallera, subentrato a riforma già avviata, era evidente fin da subito che l’assistenza ai malati non poteva prescindere dai medici di base contro i quali la Regione, invece del dialogo, aveva preferito il braccio di ferro. Ed era chiaro pure che l’hub sarebbe presto diventato un’inutile terza via, scaricando l’assistenza di nuovo sull’ospedale e sui pronto soccorso, trasformando i primari in medici di base e i pazienti in pacchetti fissi di prestazioni predeterminate, con quello che il geriatra Carlo Vergani aveva chiamato «l’algoritmo dei bisogni». Nessuno mette in dubbio l’importanza della riforma: in una società che invecchia la gestione del paziente cronico, anziano, con patologie prederminate, impone un adeguamento dei sistemi socioassistenziali.
È doveroso rafforzare la medicina sul territorio, dicono tutti. Lo fa il Giappone, lo fa il Canada, lo fa la Spagna, lo stabiliscono le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. E questo vuol dire rivalutare il ruolo del medico di famiglia, schiacciato oggi tra la burocrazia e il disimpegno clinico, metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio, creare sinergie con l’ospedale di riferimento, averlo al centro e non ai margini del nuovo sistema. Solo così si può ridurre l’ospedalizzazione, vero obiettivo della riforma, evitando costi, sprechi e a volte anche cure inutili. La svolta annunciata, in attesa di diventare delibera, è il nuovo punto di partenza per una riforma necessaria. Ma è anche il primo significativo atto della cabina di regia sulla sanità in Regione, dopo l’insediamento del direttore generale Luigi Caiazzo. Evitare la deriva e risolvere i problemi è una strategia pratica che può funzionare, nell’interesse di tutti.