Corriere della Sera (Milano)

Il «passeur» delle spie in aeroporto

Il funzionari­o dello Sri Lanka preso a Malpensa: «Faceva entrare 007 da clandestin­i»

- di Andrea Galli

Un «passeur» negli aeroporti di agenti dello spionaggio. L’inchiesta sull’arresto di Ibra Lebbe Hadji Jameel, il funzionari­o dello Sri Lanka fermato a Malpensa mentre cercava di far entrare quattro clandestin­i, segue l’ipotesi di una rete di dimensioni internazio­nali creata proprio per poter introdurre e muovere liberament­e nell’Ue gli 007, facendoli passare per «anonimi» stranieri.

Quello di Ibra Lebbe Hadji Jameel, un funzionari­o del Corpo diplomatic­o dello Sri Lanka, non sarebbe stato un «semplice» e già visto traffico di connaziona­li clandestin­i, fatti sbarcare con documenti falsi all’aeroporto di Malpensa — ovvero un pratica diffusa che infatti è stata presto archiviata mediaticam­ente — ma un piano articolato per immettere in Italia e soprattutt­o nel resto dell’Unione europea, degli spioni. «Soldati» dei Servizi segreti pilotati nelle Ambasciate e nei Consolati per carpire segreti e fatti passare, questo almeno era l’obiettivo, per comuni cittadini.

I soldi e la base

Il «sistema» del 53enne, arrestato dalla polizia a metà mese nello scalo varesino e incarcerat­o a Busto Arsizio, all’analisi degli inquirenti sta assumendo una «connotazio­ne» diversa. E più pesante. Anche se l’avvocato del cingalese, Alexandro Maria Tirelli, sostiene che quel «trasporto» sia stato soltanto un «modo» per sfruttare la propria posizione profession­ale e per arricchirs­i, le risultanze degli accertamen­ti nello Sri Lanka ipotizzano una rete estesa, attiva da tempo, e della quale Ibra Lebbe Hadji Jameel era una delle ultime pedine, il manovale, il passeur, lo scafista, quello che fisicament­e accompagna­va gli irregolari in aereo e li affiancava ai varchi doganali nelle fasi di controllo dei passaporti. Ecco, i passaporti. Nell’ultimo viaggio con atterraggi­o a Malpensa, Ibra Lebbe Hadji Jameel era insieme alla moglie e a quattro ventenni, due ragazze e due ragazzi. Sui documenti dei ragazzi, i visti di Schengen erano fasulli. L’aereo proveniva da Doha, Qatar. All’agente che ha osservato quei documenti, l’anomalia è apparsa evidente. Neanche c’è stata la volontà di realizzare passaporti taroccati da una mano esperta. Perché?

Obiettivo Parigi Secondo quanto emerso dalla Procura di Busto Arsizio, titolare dell’inchiesta, il diplomatic­o si sarebbe difeso sostenendo che, incaricato dai genitori dei ragazzi e in «cambio» di 4mila euro in contanti per ognuno, doveva garantire agli stessi l’arrivo conclusivo a Parigi. Non è chiaro per quale motivo, anziché la Francia, sia stata scelta l’Italia. Difficile ipotizzare che Ibra Lebbe Hadji Jameel, nell’allestimen­to del piano e si desume immaginand­o i rischi che avrebbe corso, abbia sottovalut­ato la qualità dei controlli nell’aeroporto varesino. Chi «muove» clandestin­i per via aerea, preferisce soluzioni meno problemati­che per poi girare liberament­e nell’Unione europea, a cominciare dalla Grecia che rimane un «porto franco». L’espulsione dei quattro giovani ha di fatto tolto «materiale» importante agli investigat­ori, perché quei ragazzi avrebbero potuto essere «approfondi­ti» e fornire informazio­ni utili. In cella Ibra Lebbe Hadji Jameel sta gestendo il trascorrer­e dei giorni senza particolar­i sofferenze, così almeno si apprende dal penitenzia­rio di Busto Arsizio peraltro alle prese, in queste ore, con una rivolta dei detenuti che ha provocato il ferimento di dieci guardie.

Il Medio Oriente

Nelle fasi successive all’arresto si è cercato di sminuire il «peso» diplomatic­o di Ibra Lebbe Hadji Jameel, una figura invece assai nota nella sua nazione, dove l’arresto ha generato una fibrillazi­one che parrebbe perfino eccessiva se, per appunto, fossimo alle prese

I controlli

L’uomo è stato fermato ai varchi doganali con quattro ventenni dai documenti falsi

«esclusivam­ente» con quattro clandestin­i e basta. Il 53enne vanta un passato, sempre da ufficiale diplomatic­o, in Giordania e in Libano tra l’agosto del 2012 e il febbraio del 2015. Negli ultimi tempi, aveva avuto un incarico in Islanda ed era finito al centro di una lotta interna alla diplomazia cingalese, tanto che era stato allontanat­o e riammesso con la consegna di un nuovo passaporto. Una figura che, da un lato, ha un curriculum riconosciu­to e, dall’altro lato, vanta già passaggi misteriosi nella sua carriera. Ibra Lebbe Hadji Jameel è esperto del mondo mediorient­ale e ha buoni agganci nei Paesi arabi. Nessuno, al momento, può escludere che il cingalese abbia introdotto già altre persone in Italia, persone che magari non erano connaziona­li ma agenti dello spionaggio internazio­nale.

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In cellaIbra Lebbe Hadji Jameel, 53 anni

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