Ricerca e cura, i cento anni del Besta nel pianeta cervello
L’istituto è nato alla fine della prima guerra mondiale. Ora è punto di riferimento in Italia e Europa
Cento anni fa, nel 1918, la fine della prima guerra mondiale faceva emergere la necessità di affrontare le condizioni di molte persone che manifestavano malattie legate al cervello. Così iniziava la storia dell’Istituto Besta nato come ospedale per rispondere alla drammatica urgenza. Il primo direttore era Carlo Besta dell’Università di Pavia il cui nome rimase strettamente legato all’istituzione come un simbolo a cui ispirarsi. «Era contemporaneamente neurologo e scienziato — nota Fabrizio Tagliavini, direttore scientifico della Fondazione Istituto neurologico Carlo Besta — e la preziosa impostazione che egli diede nell’organizzazione è rimasta valida nei decenni successivi fino ai nostri giorni intrecciando ricerca e clinica». Carlo Besta aveva lavorato anche con il Premio Nobel Camillo Golgi, il primo a indagare a fondo il pianeta cervello, influenzandone appunto il metodo.
«La sua linea di base si è sviluppata — aggiunge il professor Tagliavini — e ora l’Istituto mantiene contemporaneamente stretti rapporti tra laboratori di ricerca e interventi di cura così da consentire la trasfusione delle nuove conoscenze nella pratica clinica quotidiana». Così oggi accade che i diversi casi vengano esaminati da team di specialisti multidisciplinari al fine di trovare la via migliore per ottenere il risultato voluto.
Tra i numerosi meriti che hanno segnato il secolo di storia c’è sicuramente da ricordare che l’Istituto Besta è stato pioniere in Italia e in Europa nel campo della neuropsichiatria infantile. Ma non solo. Ora è all’avanguardia nel trattare malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson o le patologie oncologiche a partire dalla loro diagnosi per arrivare alla terapia. Ma si occupa anche delle malattie rare che possono colpire bambini o adulti. Tutto ciò grazie anche al ricorso alle nuove tecnologie di cui l’Istituto è dotato: dall’imaging alle tecnologie laser. Nell’ambito della neurochirurgia, ad esempio, gli interventi sono prima studiati con simulazioni in realtà virtuale consentendo così la riduzione degli errori.
«Grazie a questo impegno ora siamo un punto di riferimento sia in Italia che in Europa. E dei 51 istituti Irccs di ricerca e cura a carattere scientifico riconosciuti dal ministero della Salute noi coordiniamo la rete dei 26 istituti che nella Penisola si occupano di neuroscienze e neuroriabilitazione».
Le eccellenze All’avanguardia nelle malattie generative e nella neuropsichiatria infantile