Magliette rosse contro odio e razzismo «Noi, la piazza dell’intolleranza zero»
Dall’Anpi ai Sentinelli, migliaia in Duomo. Paladini: un pezzo di Paese è uscito dall’angolo
C’è l’Anpi e c’è l’Aned, l’associazione dei deportati nei campi nazisti, e poi le organizzazioni che si occupano di migranti e accoglienza. Ci sono soprattutto le decine di testimonianze che si alternano dal palco per raccontare i tanti episodi d’intolleranza e discriminazione, di odio e violenza. Come quella dei due ragazzi di Verona aggrediti e minacciati perché omosessuali e che si tengono per mano mentre inveiscono, con chiara cadenza veneta, contro i ministri leghisti.
Venticinquemila, dicono gli organizzatori che hanno indetto il presidio non sapendo che il Pd nello stesso giorno e nelle stessa ora avrebbe convocato il suo popolo in un’altra piazza, a Roma. Gli organizzatori milanesi sono Anpi, Aned e Sentinelli, associazioni e società civile, quasi a sottolineare la differenza con la piazza «di partito» romana. La manifestazione si trasforma in un happening lunghissimo, che inizia alle 15 e si conclude tre ore abbondanti dopo, sulle note di «Bella ciao» e «Maledetta primavera», il canto della Resistenza e una spruzzata di pop. Impegno e allegria. Le prove generali erano d’altra parte gia state fatte ad agosto quando la piazza (San Babila, quella volta) si convocò quasi spontaneamente per protestare contro il vertice in prefettura tra Matteo Salvini e il premier ungherese Viktor Orbán: la città era semi-deserta e arrivarono in diecimila. Un mese dopo il popolo della magliette rosse si è dilatato e riempie quasi del tutto il sagrato. Si canta ripetutamente «Bella Ciao» e si balla col rap del bresciano Tommy Kuti che al microfono scandisce la sua hit «Sono afroitaliano». Pochi i politici sul palco, tante le testimonianze collettive e individuali. Il portavoce dei Sentinelli Luca Paladini e Raffaele Ariano, il ricercatore universitario che ha denunciato Trenord per la frase razzista di una capotreno contro i rom. E poi Massimo Biancalani, il parroco che accoglie i profughi, e lo studente di San Donato vittima di omofobia e bullismo, o il cantautore Enrico Nascimbeni, aggredito
Una croce celtica sulla lapide dedicata ai partigiani Luigi Bossi, Attilio Lombardi e Alvez Sturaro, l’altra notte. Gli autori: ignoti. La matrice: neofascista. Così l’Anpi: «Ferma condanna per il vergognoso imbrattamento». L’azione in via Moncucco, attacca il presidente Anpi Roberto Cenati, «offende la memoria di chi ha combattuto per la libertà di tutti noi e Milano capitale della Resistenza». quest’estate sotto casa da due persone al grido di «sporco comunista».
«Intolleranza zero», lo slogan scelto dalle sigle milanesi. Il dress code impone qualcosa di rosso addosso «contro il razzismo», e il colpo d’occhio è notevole: la macchia umana dall’Arengario si spinge fino alla all’imbocco della Galleria. Roberto Cenati, per l’Anpi, si dice sicuro che la riscossa «inizierà proprio oggi da qui». «Da Milano, capitale della Resistenza parte oggi, come negli anni della strategia della tensione e del terrorismo un forte segnale per tutto il Paese: quello di un’ampia e unitaria mobilitazione, contro la deriva razzista e l’intolleranza che si manifesta anche nei confronti di chi assuma posizioni di autonomia dall’esecutivo, dai magistrati ai funzionari del ministero».
«La pacchia è finita ma è finalmente per loro perché finalmente c’è un pezzo di Paese consistente che è uscito dall’angolo, che ha voglia di venire in piazza e non si limita più a indignarsi in rete», conferma Paladini, a nome dei Sentinelli, l’altro motore dell’organizzazione.
Pochissimi i politici intercettati. In piazza si vede Laura Boldrini, vestita di rosso e applauditissima. «Al fascismo non si arriva con un colpo di stato ma erodendo giorno per giorno le garanzie democratiche. Non rispettando più la separazione dei poteri, o i diritti della Costituzione e le minoranze», dice l’ex presidente della Camera. «Ognuno di noi si deve preoccupare di quello che sta accadendo nel nostro Paese». Roma e Milano, due piazze in un pomeriggio solo per la sinistra che si ritrova all’opposizione. Esulta anche il segretario metropolitano del Pd Pietro Bussolati: «In più di 600 siamo partiti da Milano per unirci ai 50 mila di piazza del Popolo».