Un mercato lungo anni
Dal 1618 ogni lunedì il rito delle bancarelle di Rho Tra i clienti illustri anche l’imperatore Enrico II
Trentadue anni di pazienza. Tanti ne dovettero portare Camillo Gambarana, «padrone delle osterie e dazi della terra di Rho e della sua corte» e, dopo di lui, il conte Ercole Visconti, prima di ricevere la risposta dalla Regia Camera del Ducato di Milano, che faceva capo, all’epoca alla corte di Filippo II di Spagna. Gambarana inviò la prima richiesta nel 1585. A luglio del 1618, arrivò invece la grida, l’editto che istituiva a Rho, a partire da lunedì 1 ottobre, un mercato «con merci, bestie e robe per vendere, comprare e contrattare». Sono passati quattro secoli (l’anniversario cade proprio oggi) e a Rho nulla è cambiato: ogni lunedì il centro cittadino si svuota dal traffico e accoglie oltre trecento bancarelle, disseminate in sette vie su una superficie di oltre 12 mila metri quadrati. Ciò ne fa il secondo mercato d’Italia per estensione, dopo quello di Luino.
Per celebrare la ricorrenza, il Comune promuove una giornata di festa. Oggi, alle 10, sarà inaugurata una mostra all’Auditorium di via Meda e sarà lanciato uno speciale annullo filatelico. Alle 18, appuntamento sempre in Auditorium per una conferenza su storia e aneddoti del mercato con il sindaco Pietro Romano, l’assessore Sabina Tavecchia e gli storici locali Paola Pessina e Piero Airaghi. Non mancheranno gli assaggi della busecca (la trippa), il piatto che le osterie di Rho, nell’Ottocento, proponevano il lunedì, in occasione del mercato. Leggendo i documenti in archivio, si scopre che la città dovette attendere 32 anni per colpa dell’opposizione del conte Baldassarre Biglia, feudatario di Saronno, che temeva una diminuzione degli affari per il mercato della sua città. Ma anche Rho, all’epoca, era un centro di tale importanza, da avere una propria unità di misura, la «mensura de loco Rode», per il volume dei cereali. Lo racconta Paola Pessina, ex sindaco e studiosa. «Di questa misura si parla in una pergamena dell’XI secolo e da questo possiamo supporre che il mercato già esistesse. Inoltre, nel 1004 l’imperatore Enrico II di Sassonia si fermò in città che era quindi in grado di riuscire
Ieri e oggi a sostentare la sua corte e il suo esercito». Nel 1600, fra i clienti vi erano anche i pellegrini, che accorrevano a Rho dopo il miracolo della Madonna dell’Addolorata, certificato da San Carlo Borromeo. «Nell’800 e nel 1900, invece, si facevano importanti transazioni agricole: venivano acquistati i bozzoli dei bachi da seta, che poi erano inviati alle filande di Como. Poi cominciarono a comparire le bancarelle di stoviglie, le spose andavano ad acquistare i pezzi per il corredo». Fino ai primi del ‘900 due slarghi ai lati della piazza della chiesa erano conosciuti come «piazza polleria» e «piazza del butirro» (il burro), a seconda del genere di bancarelle. Oggi il mercato di Rho è uno degli ultimi in Lombardia a svolgersi in centro. «È un tratto d’identità della nostra comunità. Oggi tanti ambulanti sono stranieri, ma tutti sanno qualche parola di dialetto lombardo grazie ai loro clienti. È un’occasione di inclusione e coesione sociale», conclude la storica.