Si accende la Rai di Gio Ponti
La struttura di Gio Ponti nel parco di Monza è ancora operativa
Il Fai riapre al pubblico la storica sede Rai nel parco di Monza, disegnata nel 1954 da Gio Ponti. Oggi ospita Ray Ways, ma la storia ricorda che lì fu intercettato il primo segnale del satellite Sputnik.
MONZA Fra tutti gli edifici storici e di prestigio presenti nel parco di Monza è forse uno dei meno noti, ma il Centro controllo della Rai, situato più meno a metà di via Mirabellino, di fronte a cascina San Fedele, è senza dubbio uno dei più suggestivi. Realizzato nel 1954 dall’architetto Gio Ponti, ha attraversato oltre 60 anni di storia rimanendo uguale a se stesso, arredi compresi, riuscendo anche nell’impresa di essere stato fra i primi a intercettare in Italia il mitico «bip bip» del satellite rosso, meglio noto come Sputnik. Il Centro è ancora oggi pienamente funzionante e operativo sotto la dicitura Ray Way.
La sua funzione è garantire l’ottimale gestione delle reti, controllare la qualità dei segnali e mantenere l’ordine e la regolarità delle onde radio. Un vero snodo nevralgico del sistema radiotelevisivo italiano che il prossimo fine settimana, nell’ambito del Festival del Parco, aprirà i battenti ai visitatori grazie alla delegazione di Monza del Fai. Titolo della visita, «Le onde dell’architetto», domani il termine ultimo per prenotare. La scelta di realizzare il Centro all’interno del polmone verde brianzolo non fu casuale. Prima la struttura si trovava a Sesto Calende, ma dopo la guerra, visto l’imminente arrivo della televisione, serviva un luogo più attrezzato, lontano da edifici, montagne o altre fonti che potessero disturbare il controllo delle onde. Ecco l’idea di sfruttare il Parco di Monza, il parco cintato più grande d’Europa. E la scelta si dimostrò subito vincente visto che il 6 ottobre 1957, due giorni dopo la decisione dell’Urss di lanciare in orbita lo Sputnik, il Centro Rai di Monza ne aveva già captato i segnali. Una capacità di ricezione che confermò la propria potenza anche il 15 dicembre dell’anno dopo, quando a essere ascoltati furono i segnali dello Score, il satellite inviato nello spazio dagli Usa per rispondere all’Unione sovietica. Ma il fascino del Centro Rai del parco, che ha un gemello a Sorrento, nasce anche dalle linee architettoniche e dagli arredi. «Sono quelli originali studiati da Gio Ponti per rendere più funzionale il lavoro dei funzionari — spiega Elena Colombo, capo delegazione del Fai di Monza -—. All’ingresso si possono notare ancora alcuni divanetti rossi, un po’ consunti, per terra c’è ancora il linoleum Pirelli posato durante l’allestimento e le porte laccate degli uffici sono dotate di oblò». Pare che a volerle così fu l’ex direttore della struttura, che attraverso i vetri voleva tenere sotto controllo gli impiegati: all’epoca nel Centro lavoravano 26 dipendenti,ora sono rimasti una decina. Negli anni ‘90 finì nel mirino degli ambientalisti brianzoli, impegnati nella battaglia per liberare il parco da ogni intrusione. Sotto accusa, in particolare, il via vai di auto degli impiegati, ma poi l’attenzione venne catalizzata dall’autodromo e il Centro Rai dormì sonni tranquilli.
La progettazione risale al 1950. Gio Ponti fu affiancato da altre due prestigiose firme dell’architettura. Alberto Rosselli e Antonio Fornaroli. «Visto dall’alto il centro ha una forma molto particolare — aggiunge Colombo —. Ricorda un’antenna parabolica e la torretta in legno e in vetro, utilizzata per gli ascolti delle onde medie, sembra la manopola per la sintonizzazione delle frequenze». A pochi metri di distanza, parzialmente nascosta dalla boscaglia, si trova l’antenna alta oltre 50 metri. «La torre ospita anche un ripetitore dell’amministrazione comunale e alcuni nidi di gheppi — spiegano dall’amministrazione Parco —. Sono piccoli rapaci che l’hanno trasformata in rifugio».