Servono manager
SE IL CONTO DEI PALAZZI NON TORNA
Ci sarà una ragione se le liti condominiali arrivano fino alle Sezioni Unite della Cassazione. L’esagerata attitudine degli italiani alla lite ma anche un aspetto che spesso viene sottovalutato: il costo, e dunque l’attesa di un servizio equivalente, di questa forma antica di sharing economy in qualche modo forzata. Prendete il rapporto che indica nei condomini milanesi una spesa media intorno ai 171 euro e un ritardo nei pagamenti che ammonta alla cifra monstre di 500 milioni di euro: un debito condominiale che, se proiettato su scala nazionale fa pensare (oltre che ai furbetti del condominio) anche alla difficoltà del ceto medio di far fronte ai propri impegni (sono 120 mila le famiglie in difficoltà). Però, a scorrere i bilanci, si trova anche un’altra risposta: vuol dire che nei condomini c’è un problema di efficienza nella gestione economica. Molti, soprattutto quelli più grandi, andrebbero concepiti di più come vere e proprie aziende. Imprese di servizio con una finalità collettiva particolarmente delicata, quella della sana e prudente gestione di palazzi o parchi. Certamente in questi anni la qualità degli amministratori condominiali, anche grazie all’albo e all’Anaci, è di molto cresciuta, ma è probabile che serva un’ulteriore salto di qualità. C’è sempre più bisogno di figure di veri e propri manager condominiali, in grado di gestire la selezione delle offerte per i lavori, gli acquisti dell’energia, la transizione verso le fonti rinnovabili. Ed è probabile che questo abbia un effetto immediato: ridurre le rate.