Piazza Cordusio Va difeso lo stile Milano
Milano è più bella rispetto a ieri, in un confronto con il passato la città appare migliorata (anche se resta migliorabile). Ma questo non significa che le trasformazioni in corso siano tutte da approvare, anche se oggi, in nome della attrattività, molto è concesso. C’è comunque uno stile Milano, che non è un veto ai grattacieli ma alle brutture, e va difeso.
Gentile Schiavi, le scrivo poiché, passando da piazza Cordusio, ho appena scoperto come apparirà (secondo i rendering affissi) uno dei quattro grandi palazzi prospicienti la storica ellisse, nascosto sotto gli attuali ponteggi. Dopo l’intervento di Starbucks, piuttosto rispettoso almeno nell’estetica, in questo caso il palazzo di fronte subirà invece uno stravolgimento dell’attico, anzi della sua copertura, a due falde in coppi, come in tutti gli altri edifici attorno. Questa verrà rimpiazzata da un piano in più vetrato, ben sporgente in altezza dal colmo del tetto, avulso da ogni riferimento storico, architettonico, tipologico, stilistico. Domando: fatto certo che il Comune ha dato la concessione, la Soprintendenza, sapendo quanto è attenta all’estetica e ai vincoli del Pgt ha approvato l’intervento? Mi sembra che negli ultimi tempi Milano, sull’euforia del trend positivo, abbia intrapreso scelte di rinnovamento e ristrutturazione preoccupanti, con molte licenze e pochi scrupoli.
Francesco Rossi
C
aro Rossi,
trovo Milano più bella rispetto a ieri, la città appare migliorata (anche se resta migliorabile). Ciò non vuol dire che le trasformazioni in corso siano tutte da approvare. Giusto discutere e alzare lo sguardo fino ai tetti. Una volta c’erano i sopralzi e i piani in più che spuntavano dagli immobili dell’ingegner Ligresti. Anche oggi, in nome dell’attrattività, molto è concesso. L’urbanista Lodo Meneghetti, sulla rivista Eddyburg, scrive di una città rovesciata, una citta sottosopra. C’è uno stile Milano. Che non è un veto ai grattacieli ma alle brutture. Come lei, domando: chi lo difende?