Corriere della Sera (Milano)

«I miei 50 bimbi tenuti in affido»

Maestra di Cremona: sono i figli che non ho potuto avere

- di Francesca Morandi

Anna Maria Agazzi, 46 anni, maestra di Cremona è una mamma affidatari­a. In sedici anni ha avuto in affido cinquanta bambini: «Sono i figli che purtroppo non ho potuto avere».

CREMONA Il primo è stato un maschietto di colore, aveva 6 anni. «Era un affido part-time. Andavo a prenderlo a scuola , lo portava a casa e poi lo tenevo il sabato. All’inizio il rapporto è stato conflittua­le, perché mi diceva “io la mia mamma ce l’ho. Tu non sei la mia mamma”. In due anni è diventato il bambino più dolce del mondo». Anna Maria Agazzi, cremonese, ha 46 anni e negli ultimi sedici ha avuto in affido ben cinquanta bambini, trenta maschi, venti femmine, solo due italiani, gli altri suddivisi tra africani e arabi, da zero a tre anni.

Mamma affidatari­a più per vocazione che per profession­e, Anna Maria Agazzi, maestra delle materne, per tutti è «mamma Anna». «Sono cresciuta frequentan­do i frati con un valore profondo della religione. Ho avuto un grandissim­o dispiacere, perché non ho mai potuto avere figli miei. Quando, sedici anni fa, ho incontrato il mio compagno, ci siamo detti: “tutti adottano i bambini. E i bambini che vanno in affido che fine fanno? I bambini molto piccoli sono, a volte , costretti ad andare in comunità”». Mamma Anna se li è portati a casa, mettendosi, ogni volta, in aspettativ­a e ricevendo dal Comune 350 euro al mese per l’affido completo, 150 per quello part-time «ma i bambini costano e ci devi mettere del tuo. I bambini in affido diventano davvero i tuoi bambini. Anche se hanno una mamma a casa e magari la incontrano una volta a settimana, tu diventi davvero la loro mamma bis — racconta Anna —. La loro mamma della pancia è in stand by perché deve riprendere se stessa. E quindi tu dai quella serenità e quella stabilità di cui hanno bisogno. Li coinvolgi nella tua vita, nella tua famiglia e quindi la tua mamma diventa la loro nonna, tuo fratello il loro zio, le tue vacanze le loro vacanze. Prendi in casa non solo il bambino, ma la vita del bambino, i suoi pensieri, le lacrime, le gioie, il suo primo giorno di scuola, gli amichetti, le litigate, il corso di nuoto». Mica semplice. «Il bambino è spiazzato, perché magari è abituato a vivere in mezzo alle botte tra mamma e papà o nella droga». Tre anni fa Anna venne chiamata dall’assistente sociale. In ospedale c’era una bimba di tre mesi abbandonat­a. «Devono passare almeno 90 giorni prima che i bambini possano essere dati in affido, perché la mamma può sempre ripensarci e tornare. Questa bambina ha fatto il primo mese di vita in ospedale senza mai vedere l’erba di un prato, accudita dagli infermieri e dai medici, poi sono stata chiamata. Tutti i giorni andavo in ospedale a darle il latte, a cambiarla, poi, piano piano, me la sono portata a casa». Ricorda quando fu chiamata per una bimba indiana di neanche quattro mesi. I suoi genitori avevano litigato e la piccola era stata abbandonat­a fuori dalla porta in una notte di pioggia.

C’è stato un momento in cui di bambini in affido ne ha avuti quattro contempora­neamente. «Andavo al mercato con uno nel passeggino, l’altro attaccato al passeggino che mi aiutava e il piccolo nel marsupio».

I suoi bambini Anna se li è portati in giro per il mondo: Stati Uniti, America Latina, Sri Lanka, Maldive. «Ai bambini non devi far perdere le loro origini, che sono parte della loro storia e ne devono essere a conoscenza. Non puoi importi tu con le tue abitudini. Loro devono sempre mantenere vivo quel puntino che arriverà domani, tra un anno, quando il giudice lo deciderà. L’affidatari­o deve conoscere la loro cultura, le usanze. È importante perché così li prepari al ritorno a casa. Ed è una sofferenza, quando li lasci. Ma intanto gli hai dato un pezzettino di storia importante, perché lo abbiamo creato noi e nessuno potrà mai entrare nei nostri ricordi. La mia soddisfazi­one più grande è sapere che vanno bene a scuola, che sono educati e che vivono bene con le loro famiglie. Questo è il mio compito. I frati mi hanno insegnato che quando è il momento di lasciarli andare, li devi lasciare andare, e quando è il momento di accoglierl­i, la tua porta deve essere sempre aperta».

Obiettivi

«La soddisfazi­one è incontrarl­i di nuovo e sapere che sono educati e vanno bene a scuola»

 ?? (foto Rastelli) ?? A casa Anna Maria Agazzi con alcuni bambini che ha in affido. «Diventano davvero i miei bambini — racconta la donna — anche hanno una mamma a casa e magari la incontrano una volta alla settimana. Il mio compito è dargli l’affetto e la serenità di cui hanno bisogno»
(foto Rastelli) A casa Anna Maria Agazzi con alcuni bambini che ha in affido. «Diventano davvero i miei bambini — racconta la donna — anche hanno una mamma a casa e magari la incontrano una volta alla settimana. Il mio compito è dargli l’affetto e la serenità di cui hanno bisogno»

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