Corriere della Sera (Milano)

Il rider che scala le Alpi

Il rider alpinista: in bici mi guadagno da vivere in città e scalo le montagne

- di Giacomo Valtolina

Un anno da «fattorino del cibo» per conquistar­e le vette delle Alpi. È l’impresa di Luigi Peverelli, 21 anni, che ha percorso duemila chilometri a piedi e in bici e superato 26 volte i 4 mila. Per racimolare i fondi necessari al viaggio, si è messo a fare consegne a domicilio per Deliveroo.

Un anno di consegne in bicicletta sulle strade milanesi per arrivare lassù sulla montagna. Dove il silenzio del ghiacciaio è interrotto solo dalle scariche dei sassi. Dove il buio estivo della notte si schiarisce pian piano in un’esplosione di stelle. Dove anche un 21enne inesperto di avventure alpine e grandi imprese può arrampicar­si e superare quota 4mila metri per 26 volte in tre mesi, dopo duemila chilometri in viaggio, di cui 1.300 spingendo forte sui pedali con una zavorra di 60 chili. «Dormire su un ghiacciaio è un’esperienza sublime e angosciant­e che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita». Tre mesi a pedalare e scalare, con le due ruote nascoste tra gli alberi o nelle sale macchine delle funivie, dopo mesi di pianificaz­ione spesso vanificata dagli imprevisti

Il ragazzo di 21 anni è Luigi Peverelli. Diplomato all’Itis Feltrinell­i, s’iscrive ad Agraria. Ma la mente è rivolta altrove, su altri libri e sulle mappe, sulle pareti da scalare e sulla fatica sportiva in piscina, di corsa e in bicicletta. Nell’albero genealogic­o un pioniere dell’alpinismo moderno, Eugenio Fasana, il trisavolo cresciuto sui monti sopra Gemonio, svezzato alla cartiera Binda sui Navigli e diventato guida personale dei reali e pontefici, da Maria José del Belgio e di Papa Pio XI. In testa un pensiero fisso: «Partire per un tour in bicicletta alla conquista di tutte le 82 cime di 4mila metri delle Alpi». Per questo s’iscrive a Deliveroo, società del food delivery, le consegne di cibo a domicilio su due ruote, così da racimolare il necessario per l’attrezzatu­ra e per organizzar­e la missione. «Passavo da cinque a dieci ore al giorno in bici, e poi stavo altre due ore a studiare pareti, itinerari, percorsi alternativ­i e vie d’uscita cercando di non lasciare mai nulla al caso». Grazie ai bonus arriva anche a guadagnare anche cento euro al giorno: «Significa andare forte, inanelland­o più corse possibili». Con annessi i rischi del mestiere, cioè gli incidenti e le liti con gli automobili­sti. «Sono stato inseguito e investito da un taxi. Ma con il risarcimen­to ho aumentato il budget per la mia avventura».

E così, risparmian­do e allenandos­i, arriva il 12 di giugno, giorno «x» per la partenza. «Avevo già fatto qualche scalata, ho iniziato sul Gran Paradiso, salivo in giornata con amici, ma non ero mai stato via a lungo. L’idea era di fare più vette possibili, non credevo ne avrei fatte tante». I primi giorni di viaggio sono stati i più complicati. «Per l’ascensione al Bernina, a causa della tanta neve caduta durante l’inverno, mi ci sono voluti tre giorni». Con momenti thrilling: «Sulla cresta finale, normalment­e piuttosto semplice, mi sono trovato in difficoltà a demolire le cornici di neve per evitare di romperle scalando di traverso e precipitar­e: pensavo che mi sarei fermato lì ma con calma e concentraz­ione ce l’ho fatta».

Ma la situazione più delicata accadrà qualche giorno più tardi. «Il 24 giugno, dopo aver fatto cinque passi alpini con bici e materiali sono arrivato ai piedi dell’Oberland bernese. Volevo restare in montagna per sette giorni ergo avevo uno carico davvero pesante: 35 chili. Arrivato al passo Gemschlick­e dovevo scendere 300 metri attraverso un complicato canalone per raggiunger­e un rifugio, non avendo possibilit­à di montare la tenda. La nebbia iniziava a salire e l’assenza di neve rendeva il percorso pericoloso. Dopo qualche metro su terra e ghiaia, capisco che è meglio evitare e decido di scalare la cima (Finsteraar­horn) dal versante opposto al punto in cui ero. Morale: per 300 metri ho fatto 136 chilometri a piedi, 50 su una strada statale con i piedi che gridavano dal dolore, negli scarponi da alpinismo. Ero pronto a mollare, ma poi ho capito che è stato quello il momento in cui ho acquisito la forza di andare avanti».

In saccoccia acqua, tonno e sgombro e solo le giubbe e la tenda a proteggere dalle intemperie («Una volta sono rimasto bloccato per tre giorni

La preparazio­ne «Turni da dieci ore al giorno per pagare il viaggio, così facevo anche allenament­o»

a 3.600 metri, con un cubo di Rubik per ingannare il tempo»). Una mano l’ha data anche uno sponsor (Lambda).

Pedalate e camminate, attraversa­ndo Svizzera, Valle d’Aosta e pianura Padana fino al ritorno a Milano, il 3 settembre: «Ogni suono mi sembrava amplificat­o, mi voltavo per tutti i rumori del traffico». Negli occhi lo spettacolo della natura (non solo stambecchi, camosci, laghi e stellate con Marte ben visibile per tutta l’estate, ma anche lo skyline di Milano immerso nello smog dalle cime del Monviso) e nel cuore il dialogo con se stessi («solo la solitudine ti fa capire davvero chi sei»). Luigi racconterà le difficoltà del viaggio il 25 ottobre al festival della Montagna in via Ampère 59 (alle 21). «Difficoltà — tiene a precisare — dovute non tanto agli aspetti tecnici, quanto alla mia inesperien­za...».

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 ??  ?? Avventura Luigi Peverelli, 21 anni, sul Breithorn Centrale (Monte Rosa) e, sotto, al passo alpino del Grimsel
Avventura Luigi Peverelli, 21 anni, sul Breithorn Centrale (Monte Rosa) e, sotto, al passo alpino del Grimsel
 ??  ?? Milanese Luigi Peverelli, 21 anni, ha fatto il rider per finanziare, allenandos­i, la sua estate alpina. Nelle foto è sulle cime dell’Oberland bernese e al Grimselpas­s
Milanese Luigi Peverelli, 21 anni, ha fatto il rider per finanziare, allenandos­i, la sua estate alpina. Nelle foto è sulle cime dell’Oberland bernese e al Grimselpas­s
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