Marijuana, la holding dello spaccio
Blitz della polizia in via dei Transiti: ecco la base del commercio d’erba. Pressing di Sala su Salvini: ci dia più vigili Esplode il business delle piantagioni domestiche: le controllano i boss. E arruolano i profughi
La marijuana è un business. Che sia un «affare» su cui investire, l’ha insegnato la ’ndrangheta con la creazione di piantagioni. Adesso, l’analisi degli arresti della polizia fornisce una chiave di lettura su quello che succede a Milano: da una parte i pregiudicati italiani delle famiglie di «peso», dall’altra i richiedenti asilo gambiani. Uniti dalla marijuana. I soldi facili, la base di via dei Transiti e l’espansione.
Carmine Pittella ha 29 anni, è originario di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, e appartiene alla famigliaclan che ha infestato Bruzzano. Kuruba Korrah ha 21 anni, è nato in Gambia e come altri diciotto connazionali ha monopolizzato via dei Transiti. Pittella e Korrah, nella geografia criminal-sociale cittadina, sono due voci e due storie forse inconciliabili. Non fosse che entrambi — il primo pregiudicato, il secondo richiedente asilo — spacciavano marijuana. Che questa droga sia un business sul quale investire, l’ha già insegnato anni addietro la ’ndrangheta con la creazione di piantagioni direttamente in Calabria. Adesso, l’analisi degli arresti operati dalla polizia a cominciare dal commissariato Greco-Turro, fornisce una chiave di lettura su quello che succede e soprattutto potrebbe succedere a Milano.
Partiamo dalle coordinate stesse dello spaccio di marijuana, almeno per come lo interpretano gli italiani: clienti ricevuti a domicilio; un conseguente basso tasso di rischi; guadagni facili e ingenti. Nell’appartamento di via Vincenzo da Seregno 54, Pittella aveva 13.420 euro in vista, più 3.370 euro in un cassetto della credenza. Difficile ipotizzare che uno come lui non avesse provveduto a nascondere altrove i guadagni dell’ultimo periodo. Più probabile pensare che quel denaro fosse «fresco», risalente alle ultimissime ore. E infatti un altro pregiudicato, tunisino ma ugualmente venditore di marijuana e già operativo per italiani di «peso», il 30enne Anis Ramhouni, nell’alloggio al civico 47 di viale Sarca aveva 16.150 euro. Vero è che nel caso di Pittella bisogna tenere conto della «decapitazione» della famiglia-clan dopo le catture, della crescita delle spese (avvocati e galera) e dei debiti con i fornitori per i sequestri della droga. Servono parecchi liquidi, c’è poco da far gli schizzinosi: se chiederete della marijuana — come il Corriere ha fatto — a un balordo della vecchia guardia, a lungo attivo negli stupefacenti, risponderà che «è roba di ragazzini, a quelli come noi non ci riguarda». Non è così. Quelle piantagioni delle cosche sull’Aspromonte sono lì a dimostrarlo. Per individuarle, i carabinieri hanno adottato lo stesso sofisticato metodo di caccia riservato ai latitanti.
Clienti e coltelli
Il «sistema» sviluppatosi in una tradizionale piazza di spaccio come via dei Transiti,
ci porta a uno scenario differente. Ovvero l’occupazione fisica di un luogo e l’espansione verso le strade vicine (qui via Termopili e viale Monza), la «nazionalizzazione» di un’attività criminale (per appunto la vendita di marijuana da parte dei gambiani) e pure introduce, evitando generalizzazioni ma rimanendo sui dati oggettivi che abbiamo sotto esame, il vasto e variegato tema dei profughi. Kuruba Korrah, e così Doday Fofana, Smiling Jabbie, Mawdo Jallow e via elencando, tutti ragazzi venuti al mondo negli anni Novanta, hanno presentato domanda di richiesta d’asilo, nell’attesa hanno beneficiato delle strutture di accoglienza e infine si sono ritrovati chi con quella domanda non accettata e chi con l’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari. I gambiani non hanno un alloggio, si appoggiano a strutture dismesse, hanno ricevuto il «placet» del centro sociale di via dei Transiti — non sono stati osteggiati, oppure se è avvenuto hanno evidentemente «vinto» loro —, e nonostante la frequenza degli arresti, anche del commissariato Villa San Giovanni, non abbandonano il territorio. Una delle tecniche consiste nelle dosi nascoste all’interno di una lattina di coca cola, in fondo alle scale della stazione del metrò Pasteur, depositata sopra un cestino della spazzatura. In questo modo non vi sarà mai il possesso della droga nell’eventualità di una perquisizione; quella dose verrà afferrata e consegnata al cliente in una manciata di secondi sotto la «supervisione» di sentinelle sia in cima alle scale sia più avanti all’interno della stazione. Spesso la superficiale considerazione generale nei confronti della marijuana induce a sottovalutare anche la pericolosità degli spacciatori. Non scherzano affatto. Un altro gambiano, il 25enne Yusupha Ceesay, è stato catturato dai poliziotti di De Simone dopo aver inseguito e ferito un cliente. Avevano discusso sul pagamento di una dose. Ceesay aveva estratto un coltello di venti centimetri, e nonostante la vittima si fosse trincerata nel gabbiotto dei dipendenti Atm — eravamo proprio nella stazione Pasteur —, l’aveva colpito provocandogli la rottura del nervo radiale dell’avambraccio destro e pesanti danni ai muscoli di una mano.
I gambiani sono la manovalanza: le indagini proseguono per risalire i gradini della cupola e cercare la fonte di partenza della marijuana. Non c’è soltanto via dei Transiti. La manovra nel prossimo futuro sembra tracciata. I gambiani, con una regia e una strategia alle spalle, si sono allargati alla zona compresa tra piazza Morbegno e via Venini «alta». È una zona in fermento e in crescita immobiliare. L’imminente riconversione dei magazzini della Centrale che trasformerà i giganteschi spazi vuoti in showroom e luoghi per eventi della moda e della musica, sta incentivando investimenti come dimostrato dall’apertura di nuovi locali. E dove ci sono i soldi, c’è la droga. Tanta, tantissima droga. Tanta, tantissima marijuana. Milano non ne è mai sazia. Alcuni investigatori paragonano questo «sistema» con quello del «bosco della droga» alla periferia Sud-Est. Per intanto, i marocchini di Rogoredo e i gambiani di via dei Transiti hanno un indiscutibile punto in comune: la frequenza degli arresti, il ritorno in libertà e tutto che comincia nuovamente da capo. Kuruba Korrah è stato arrestato per spaccio il 15 giugno 2017, il 20 settembre 2017, il 5 ottobre 2017, il 3 dicembre 2017, il 17 gennaio 2018, il 20 febbraio 2018, il 4 marzo 2018...