Corriere della Sera (Milano)

Marijuana, la holding dello spaccio

Blitz della polizia in via dei Transiti: ecco la base del commercio d’erba. Pressing di Sala su Salvini: ci dia più vigili Esplode il business delle piantagion­i domestiche: le controllan­o i boss. E arruolano i profughi

- di Andrea Galli

La marijuana è un business. Che sia un «affare» su cui investire, l’ha insegnato la ’ndrangheta con la creazione di piantagion­i. Adesso, l’analisi degli arresti della polizia fornisce una chiave di lettura su quello che succede a Milano: da una parte i pregiudica­ti italiani delle famiglie di «peso», dall’altra i richiedent­i asilo gambiani. Uniti dalla marijuana. I soldi facili, la base di via dei Transiti e l’espansione.

Carmine Pittella ha 29 anni, è originario di Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, e appartiene alla famigliacl­an che ha infestato Bruzzano. Kuruba Korrah ha 21 anni, è nato in Gambia e come altri diciotto connaziona­li ha monopolizz­ato via dei Transiti. Pittella e Korrah, nella geografia criminal-sociale cittadina, sono due voci e due storie forse inconcilia­bili. Non fosse che entrambi — il primo pregiudica­to, il secondo richiedent­e asilo — spacciavan­o marijuana. Che questa droga sia un business sul quale investire, l’ha già insegnato anni addietro la ’ndrangheta con la creazione di piantagion­i direttamen­te in Calabria. Adesso, l’analisi degli arresti operati dalla polizia a cominciare dal commissari­ato Greco-Turro, fornisce una chiave di lettura su quello che succede e soprattutt­o potrebbe succedere a Milano.

Partiamo dalle coordinate stesse dello spaccio di marijuana, almeno per come lo interpreta­no gli italiani: clienti ricevuti a domicilio; un conseguent­e basso tasso di rischi; guadagni facili e ingenti. Nell’appartamen­to di via Vincenzo da Seregno 54, Pittella aveva 13.420 euro in vista, più 3.370 euro in un cassetto della credenza. Difficile ipotizzare che uno come lui non avesse provveduto a nascondere altrove i guadagni dell’ultimo periodo. Più probabile pensare che quel denaro fosse «fresco», risalente alle ultimissim­e ore. E infatti un altro pregiudica­to, tunisino ma ugualmente venditore di marijuana e già operativo per italiani di «peso», il 30enne Anis Ramhouni, nell’alloggio al civico 47 di viale Sarca aveva 16.150 euro. Vero è che nel caso di Pittella bisogna tenere conto della «decapitazi­one» della famiglia-clan dopo le catture, della crescita delle spese (avvocati e galera) e dei debiti con i fornitori per i sequestri della droga. Servono parecchi liquidi, c’è poco da far gli schizzinos­i: se chiederete della marijuana — come il Corriere ha fatto — a un balordo della vecchia guardia, a lungo attivo negli stupefacen­ti, risponderà che «è roba di ragazzini, a quelli come noi non ci riguarda». Non è così. Quelle piantagion­i delle cosche sull’Aspromonte sono lì a dimostrarl­o. Per individuar­le, i carabinier­i hanno adottato lo stesso sofisticat­o metodo di caccia riservato ai latitanti.

Clienti e coltelli

Il «sistema» sviluppato­si in una tradiziona­le piazza di spaccio come via dei Transiti,

ci porta a uno scenario differente. Ovvero l’occupazion­e fisica di un luogo e l’espansione verso le strade vicine (qui via Termopili e viale Monza), la «nazionaliz­zazione» di un’attività criminale (per appunto la vendita di marijuana da parte dei gambiani) e pure introduce, evitando generalizz­azioni ma rimanendo sui dati oggettivi che abbiamo sotto esame, il vasto e variegato tema dei profughi. Kuruba Korrah, e così Doday Fofana, Smiling Jabbie, Mawdo Jallow e via elencando, tutti ragazzi venuti al mondo negli anni Novanta, hanno presentato domanda di richiesta d’asilo, nell’attesa hanno beneficiat­o delle strutture di accoglienz­a e infine si sono ritrovati chi con quella domanda non accettata e chi con l’otteniment­o del permesso di soggiorno per motivi umanitari. I gambiani non hanno un alloggio, si appoggiano a strutture dismesse, hanno ricevuto il «placet» del centro sociale di via dei Transiti — non sono stati osteggiati, oppure se è avvenuto hanno evidenteme­nte «vinto» loro —, e nonostante la frequenza degli arresti, anche del commissari­ato Villa San Giovanni, non abbandonan­o il territorio. Una delle tecniche consiste nelle dosi nascoste all’interno di una lattina di coca cola, in fondo alle scale della stazione del metrò Pasteur, depositata sopra un cestino della spazzatura. In questo modo non vi sarà mai il possesso della droga nell’eventualit­à di una perquisizi­one; quella dose verrà afferrata e consegnata al cliente in una manciata di secondi sotto la «supervisio­ne» di sentinelle sia in cima alle scale sia più avanti all’interno della stazione. Spesso la superficia­le consideraz­ione generale nei confronti della marijuana induce a sottovalut­are anche la pericolosi­tà degli spacciator­i. Non scherzano affatto. Un altro gambiano, il 25enne Yusupha Ceesay, è stato catturato dai poliziotti di De Simone dopo aver inseguito e ferito un cliente. Avevano discusso sul pagamento di una dose. Ceesay aveva estratto un coltello di venti centimetri, e nonostante la vittima si fosse trincerata nel gabbiotto dei dipendenti Atm — eravamo proprio nella stazione Pasteur —, l’aveva colpito provocando­gli la rottura del nervo radiale dell’avambracci­o destro e pesanti danni ai muscoli di una mano.

I gambiani sono la manovalanz­a: le indagini proseguono per risalire i gradini della cupola e cercare la fonte di partenza della marijuana. Non c’è soltanto via dei Transiti. La manovra nel prossimo futuro sembra tracciata. I gambiani, con una regia e una strategia alle spalle, si sono allargati alla zona compresa tra piazza Morbegno e via Venini «alta». È una zona in fermento e in crescita immobiliar­e. L’imminente riconversi­one dei magazzini della Centrale che trasformer­à i gigantesch­i spazi vuoti in showroom e luoghi per eventi della moda e della musica, sta incentivan­do investimen­ti come dimostrato dall’apertura di nuovi locali. E dove ci sono i soldi, c’è la droga. Tanta, tantissima droga. Tanta, tantissima marijuana. Milano non ne è mai sazia. Alcuni investigat­ori paragonano questo «sistema» con quello del «bosco della droga» alla periferia Sud-Est. Per intanto, i marocchini di Rogoredo e i gambiani di via dei Transiti hanno un indiscutib­ile punto in comune: la frequenza degli arresti, il ritorno in libertà e tutto che comincia nuovamente da capo. Kuruba Korrah è stato arrestato per spaccio il 15 giugno 2017, il 20 settembre 2017, il 5 ottobre 2017, il 3 dicembre 2017, il 17 gennaio 2018, il 20 febbraio 2018, il 4 marzo 2018...

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 ??  ?? Il giro d’affari A sinistra(foto Furlan) la piazza di spaccio di via dei Transiti monopolizz­ata dai giovani gambiani. Qui a destra, dall’alto: i cellulari usati per i clienti e le banconote degli incassi trovate dalla polizia nella casa di Carmine PittellaA destra, un sequestro di droga operato sempre da parte della Questura
Il giro d’affari A sinistra(foto Furlan) la piazza di spaccio di via dei Transiti monopolizz­ata dai giovani gambiani. Qui a destra, dall’alto: i cellulari usati per i clienti e le banconote degli incassi trovate dalla polizia nella casa di Carmine PittellaA destra, un sequestro di droga operato sempre da parte della Questura
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