Fermo ai box il bike sharing metropolitano
Nessuna società completa l’iter. «Ora Comuni liberi di scegliere»
Comuni in ordine sparso. Prospettive di business incerte per gli operatori. E le biciclette «metropolitane» falliscono. «Un’occasione mancata» dice Siria Trezzi, consigliere delegato alla Mobilità della Città metropolitana. Tutte le società che offrono bici a noleggio senza stalli fissi hanno rinunciato ad allargare il servizio alla Grande Milano e il bando rimane fermo al palo. La comunicazione ufficiale è di martedì e indirizzata agli 86 Comuni interessati al servizio, sul totale di 134. All’avviso pubblico del 5 dicembre 2017, scrive Trezzi, «hanno risposto quattro operatori, ognuno per la messa in strada di una flotta pari a 3 mila biciclette». La gara impone infatti un massimo di 12 mila mezzi. I quattro concorrenti a fine gennaio ricevono l’ok della commissione tecnica. Nei mesi successivi però le aziende iniziano a sfilarsi.
Rimane solo Ofo, una delle due società già attive a Milano. Approfittando della situazione, decide anzi di raddoppiare la posta in gioco e presenta una seconda offerta di altre 3 mila biciclette. A questo punto, Città metropolitana attende che Ofo versi la cauzione richiesta e gli oneri di occupazione del suolo pubblico a Palazzo Marino, prima di emettere l’autorizzazione. «Tuttavia a oggi questi versamenti non sono ancora stati effettuati — recita la comunicazione ufficiale —, né sono state espletate le pratiche necessarie per l’avvio». Conclusione: «Non è possibile dar seguito all’attuazione dell’avviso pubblico». Trezzi non cela il rammarico. «Abbiamo provato a coinvolgere gli operatori in prospettiva metropolitana, per fare in modo che tutti i Comuni avessero una chance, non solo quelli in prima fascia, vicini a Milano». Il progetto però non è decollato. «È mancata unanimità. Se tutti i 134 Comuni avessero detto sì, le società non avrebbero potuto rifiutare».
Dopo lo stop del progetto condiviso, Città metropolitana non ostacola chi vuole comunque scommettere sulle bici che grazie a una app si noleggiano e parcheggiano ovunque. «Lasciamo ai Comuni la possibilità di procedere in maniera autonoma». Non tutti hanno atteso il permesso. Nella nota si precisa che Ofo «ha attivato contatti con quei Comuni che non hanno aderito all’accordo», in sostanza ha preferito trattare coi singoli invece di imbarcarsi in una scommessa che Trezzi stessa definisce «impegnativa. Ma spiace perché si poteva collegare questo progetto al piano di mobilità di bacino a cui stiamo lavorando, con biglietto integrato per tutti i mezzi. La speranza è che le flotte in sharing, auto, moto e bici, seguano l’evoluzione del trasporto pubblico in questa direzione». Ci si aspetta dunque che gli operatori privati escano dai confini milanesi, prima o poi.
Ofo giustifica il passo indietro dicendo che «il focus attuale è quello di migliorare la qualità del servizio concentrandoci nelle città in cui siamo già attivi, ovvero Milano, Peschiera Borromeo, San Donato e San Giuliano Milanese». La decisione conferma la necessità delle società del settore di far quadrare i bilanci, prima di espandersi. Il concorrente Mobike lavora per ottimizzare la distribuzione delle bici nel capoluogo, per far sì che i cittadini siano invogliati a pedalare di più. Ofo ha rivisto l’organizzazione interna. Entrambi da qualche mese richiedono un sovraprezzo di 7 euro a chi lascia il mezzo nelle periferie oltre il tempo stabilito. Ma la ricetta vincente per far tornare i conti non è ancora stata trovata.