America, folk delicato per cuori romantici
Tutto esaurito per il ritorno degli America: un vintage folk delicato
Andare a un concerto degli America è un po’ come salire sulla macchina del tempo e rivivere le trasformazioni di mezzo secolo di country-rock accompagnati dai suoni della West Coast. Gerry Beckley, Dewey Bunnell e Dan Peek, figli di militari texani residenti in Inghilterra, hanno evocato con la loro musica, ispirata a sogni giovanili, un continente conosciuto solo da bambini e ricostruito con la propria immaginazione o con lontani ricordi infantili. Come in «Ventura Highway», uno dei loro più grandi successi, introdotto da un riff di chitarra inconfondibile, che in una sorta di inno alla libertà, racconta di un auto ferma al tramonto in una strada californiana, con il vento che soffia tra i capelli, fantasticando alligatori e le lucertole nell’aria.
Il trio, diventato ora un duo per la morte, nel 2011, di Peek — che in realtà aveva già abbandonato il gruppo all’apice del successo, nel 1977, per pubblicare da solista una serie di album di successo su pezzi di musica religiosa — ha iniziato la sua avventura partendo proprio dai pub londinesi prima di apparire su tutte le maggiori riviste musicali statunitensi dopo l’uscita, nel 1972, di «Horse with no name», la loro prima hit e anche il loro manifesto artistico. In sella al «cavallo senza nome», gli America sono stati i primi a mescolare tradizione pop britannica con il country folk americano, seppure bersagliati inizialmente dalla critica per il loro totale disimpegno politico e giunti nel paese natale con accuse di plagio dei loro alter ego d’oltreoceano, Crosby, Stills and Nash.
Accolti con diffidenza nella nazione che ha dato loro il nome, gli America, con l’innocenza del loro sguardo, hanno esercitato sempre un grande fascino in Italia, dove sono approdati la prima volta al Festivalbar del 1972, per ritornare sul palco di Sanremo nel 1982 con «Survival». «Gli italiani sono grandi fan della musica da ballo — ha sottolineato Beckley — ma amano anche una ballata, sono romantici nel cuore». La conferma di questo forte legame arriva dal concerto già tutto esaurito al Teatro dal Verme, dove domani sera la band anglo-americana proporrà dal vivo tutti i successi di quasi mezzo secolo di carriera, dal primo album omonimo all’ultimo «Lost & found».
Il filo conduttore è quello di sempre: suoni delicatamente acustici incastrati in perfette armonie vocali. Sonorità tipicamente folk-rock, diventate nel tempo soft-pop e orchestrali, grazie agli arrangiamenti di George Martin, l’ex produttore dei Beatles, chiamato nel 1974 per ritrovare l’ispirazione perduta.