Case, posti extra e centri diurni per i senzatetto
In strada 700 clochard. «Parte la riforma»
Ci sono sempre. E sono sempre di più, «perché aumentano i giovani e i ragazzi stranieri». I senzatetto di Milano. Settecento. Di giorno nascondono i cartoni in giro per la città, di sera li trasformano in letti. Pronto il piano di Palazzo Marino. Da novembre saranno pronti 300 nuovi posti letto che si aggiungono ai mille già a disposizione e ad altri 1.400 «liberati». Al debutto microstrutture da 15-20 posti.
Una tenda azzurra, spaziosa. «Quasi di lusso. Sono in campeggio libero». Triste ironia di un clochard che risuona nel buio della notte, un po’ stonata. Mario è lì dentro, con due cani. Uno bianco e l’altro nero: «Noi tre tifiamo Juve». È per loro che non va in dormitorio: «Lì non possono stare con me, ma io non li lascio da soli al freddo». Con l’autunno tornano le fila di clochard. Irriducibili della strada. Di giorno nascondono i cartoni in giro, di sera li tirano fuori e si sistemano. Lungo le vetrine Brooks Brothers, in via San Pietro all’Orto, ce ne sono almeno una dozzina, a riposare. In fila, uno dopo l’altro. Mario ha posizionato un separé di cartoni, «l’illusione di un po’ di privacy». Una seconda tenda di fianco alla sua, e un’altra ancora. «Siamo gli stessi dell’anno scorso più tanti ragazzi stranieri», osserva lui, che di tutto questo piccolo, ordinato «accampamento» pare il regista. Ritira dal pavimento le sue cose — un paio di scarpe e la ciotola per gli animali — e fa per chiudere la lampo della tenda. Dentro si intravede un bastone. «Perché? Vengono di notte e cercano di rubarmi tutto anche se non ho niente». Immaginazione, incubi o più probabilmente solo paura, il bastone ce l’ha. Eppure la solidarietà di strada si vede, prevale. Due giovani aiutano un anziano a sistemare i cartoni e la coperta, lui ringrazia. È buio pesto, intorno.
In corso Vittorio Emanuele sono pochi: «Con l’ordinanza del sindaco, da qualche mese vengono i vigili e ci dicono di spostarci, a volte bagnano con l’acqua il pavimento e allora ci mettiamo negli angoli meno visibili — nicchia Carlo, berretto grigio e giacca arancione —. Ora scusate, vado alla toilette». Prende lo zaino e gira dietro via Ugo Foscolo, chissà dove. Baluardo di una dignità che resta, nonostante tutto.
Sara, una delle poche donne, è sdraiata lungo uno specchio che corre a terra, sotto la vetrina di un negozio. Quando sente qualcuno passare si alza di scatto. «Dormo qui perché con la mia immagine riflessa pare di essere in due». Si racconta in cinque minuti e non scivola nel pietismo, mai. Qualcuno scatta con il telefonino la fotografia di un palazzo, incurante di chi dorme ai suoi piedi. Intorno alla Mela di Pistoletto, davanti alla Stazione Centrale, è un’infilata di sacchi a pelo, come in via Vittor Pisani e in piazza Ventiquattro Maggio, accanto alla movida della Darsena.
«C’è un aumento di giovani, molti stranieri», osserva Paola Arzenati della Fondazione Isacchi Samaja. Conferma Magda Violi, presidente di Ronda della Carità: «Nel periodo caldo si disperdono, molti vanno fuori città. Tutti insieme ritornano, e si posizionano sempre negli stessi luoghi». Si accoda Luca Sechi di Mia-Milano in azione: «Con loro, gli irriducibili, bisogna avere il massimo rispetto — raccomanda —. Chi vuole restare sulla strada molto spesso ha motivazioni legittime. Abbiamo tutti il dovere di ascoltarle e risolverle: c’è chi non vuole separarsi dal proprio animale e chi si sente in difficoltà per l’orientamento sessuale o per altre scelte di vita».
Il Comune è in allerta e si prepara per tempo: «Abbiamo avviato una riorganizzazione del sistema — spiega l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino —. Intanto, le macrostrutture che oggi lavorano solo di notte terranno aperto anche di giorno», annuncia. Obiettivo: tenere lontane dalla strada quante più persone possibile. In più, Palazzo Marino ha stanziato sette milioni aggiuntivi per nuove forme di accoglienza che vanno incontro alle delicate esigenze dei senzatetto più fragili.
Dal prossimo mese saranno a disposizione 300 posti letto in più, strutturali, tutto l’anno. Si aggiungono ai mille già a disposizione e agli ulteriori 1.400 che si liberano durante il piano antifreddo). I bandi sono chiusi, vanno solo assegnati. Debutteranno poi tre o quattro microstrutture da 1520 posti, a metà tra dormitori e alloggi. «Uno in via Giorgi ad esempio: ex Sprar ora vuoto, tornerà disponibile per i clochard», dice Majorino. Per chi si rifiuta di andare nei centri, 50 posti in alloggio. E ancora 80 in strutture dedicate a chi ha disagi mentali o dipendenze. In tutto, 2700 letti durante il piano antifreddo, uno sforzo già enorme, che si aggiunge ai 3.500 nei centri dedicati ai migranti. Secondo le stime, tra clochard e profughi che rifiutano l’accoglienza resterebbero ancora per strada settecento persone.