Corriere della Sera (Milano)

IL BUSINESS CHE FA MALE ALLA SALUTE

- di Giuseppe Remuzzi

Gli errori medici ci sono, sono tanti, e tutte le volte che si è di fronte a colpa grave o negligenza queste vanno perseguite e ci saranno conseguenz­e penali. Ma di recente si è parlato d’altro: di denunce presentate con l’intento di ottenere risarcimen­ti (anche quando i medici hanno fatto tutto quello che dovevano) o perché i parenti «non accettano la perdita di un congiunto e la addebitano ai dottori». Va anche detto, a onor del vero, che molte delle denunce contro i medici dipendono proprio da noi medici, è paradossal­e ma è così. Quanti di noi sanno spiegare a malati e familiari cosa sta succedendo quando le cose prendono una brutta piega, e lo fanno con garbo e sensibilit­à? Quanti sanno resistere alla tentazione di screditare l’operato dei colleghi («vorrei proprio sapere chi è il furbo che ha fatto questo e quest’altro» ma basta anche molto meno, un gesto di disappunto o un silenzio al momento sbagliato) ? Il procurator­e aggiunto Tiziana Siciliano dichiara al Corriere con grande eleganza che nel «carico insensato di fascicoli» intravede anche una «piccola responsabi­lità» degli avvocati. Per quanto mi riguarda ci vedo qualcosa di più: medici legali, consulenti e avvocati senza scrupoli che, con la scusa di aiutare, pubblicizz­ano la loro missione così: «Offriamo assistenza gratuita per ottenere risarcimen­ti, pagherai solo se vinciamo». E ancora: «Evita il fai da te, rivolgiti subito a un avvocato». Sono persone che non hanno certo grande dimestiche­zza con la complessit­à della medicina di oggi ma queste cose i medici non le dovrebbero più tollerare.

Utilizziam­o anche noi la Rete e facciamolo per dire la verità, su quello che si fa ogni giorno nei nostri ospedali, per esempio, e delle vite salvate in silenzio senza che nessuno ci faccia nemmeno più caso. Gli ammalati, poi, sono le prime vittime di questo sistema che sottrae alle direzioni sanitarie energie, soldi e tantissimo tempo. E pensare che il 90 per cento delle denunce finiscono in niente. Potremmo anche chiedere a chi ci governa che il Servizio sanitario nazionale assicuri tutti i suoi medici con una polizza unica. Ve la figurate una gara del genere? Le grandi compagnie farebbero di tutto per vincerla e con quello che si risparmier­à si potrebbero finalmente assumere medici e infermieri di cui in questo momento gli ospedali hanno estremo bisogno. A tutela dei medici e degli infermieri la legge Gelli — quella che stabilisce che, salvo in caso di colpa grave, l’onere della prova è di chi denuncia e che se uno si attiene alle linee guida non sarà condannato — è certamente un passo avanti. Salvo che nessuna delle società scientific­he disponibil­i a redigere le linee guida è stata ancora abilitata a farlo (l’Istituto superiore di sanità che valuterà metodologi­a e contenuti aspetta da tempo l’arrivo degli elenchi dal ministero). E non illudetevi che le linee guida risolvano tutto, certe invecchian­o ancor prima di essere pubblicate. Senza contare che chi le compila di solito si intende di una malattia mentre oggi anziani, cardiopati­ci e diabetici di malattie ne hanno tante insieme. Per curare bene questi pazienti ci si deve saper districare fra tante possibilit­à e saperle mettere in ordine di priorità; per questo le linee guida sono preziose ma servono ancora di più grandi conoscenze, buon senso e... tempo. Chi avesse la bontà di leggere queste righe non dimentichi che il tempo del suo dottore ha un grande valore, costringer­lo a perderne fra carte e udienze quasi sempre inutili negandogli anche quel minimo di serenità che serve per far bene questo lavoro, è colpa grave.

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