Corriere della Sera (Milano)

Si torni alle origini

AMBROGINI IL FASCINO PERDUTO

- Di Piergiorgi­o Lucioni

Per i milanesi è l’«Ambrogino». L’aggiunta «d’oro» un mero complement­o di materia, tanto poco importante, anche lessicalme­nte, quanto grande è invece il valore in sé del riconoscim­ento. Proprio per questo si resta sconcertat­i di fronte al bazar di pareri, provocazio­ni, complicità, ammiccamen­ti cha da anni si allestisce, soprattutt­o in ambito politico, alla presentazi­one delle candidatur­e. Le proposte dei nomi da insignire dell’onorificen­za possono giungere da enti, associazio­ni, cittadini e dagli assidui delle stanze di Palazzo Marino. E qui si susseguono da tempo — a fianco di idee di spessore — interpreta­zioni a dir poco bizzarre e suggestive dello spirito delle benemerenz­e. Personaggi e realtà più di contrasto che di merito, rappresent­anza ed esempio. Parentele politiche alla lontana, riabilitaz­ioni controcorr­ente, sfide e goliardia.

È tempo di fermarsi e tornare indietro. Ritrovare una coscienza cittadina e istituzion­ale, rinsaldare gli irrinuncia­bili legami con la tradizione. Magari ripensare la formula. Riducendo il numero delle onorificen­ze, ad esempio, si darebbe più valore e onore ai prescelti. Riducendo le provocazio­ni si darebbe più valore e onore alla città e alla sua storia. Comunque va offerto un esempio di serietà e civismo. Poi, come sempre, verranno premiati i meritevoli, ma la marcia di avviciname­nto ci risparmi le cadenze dell’Armata Brancaleon­e. In tema di milanesità si può parafrasar­e il Tessa: l’è el dì degli Ambrogini, alegher. Senza esagerare, però.

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