Corriere della Sera (Milano)

Colpo di pistola alla schiena: ucciso dal patrigno

Nella notte a San Benedetto Po. L’omicida, 76 anni, si è consegnato ai carabinier­i

- Di Giovanni Bernardi

MANTOVA Un colpo di pistola alla schiena e, nonostante i soccorsi del 118, dopo tre quarti d’ora, la morte. Così ha perso la vita verso le 2.30 della notte tra domenica e ieri il 42enne Fulvio Piavani, ucciso a bruciapelo dal compagno di sua madre, il 76enne Roberto Michelini, al culmine di una lite che si stava protraendo già da qualche ora. L’omicidio si è consumato nella casa al civico 58 di strada Mazzaloe, nei pressi della località Brede di San Benedetto Po, in provincia di Mantova. Ora il 42enne è alle camere mortuarie dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, dove questa mattina verrà eseguita l’autopsia. Il 76enne è invece in carcere a Mantova: l’arresto è stato convalidat­o già ieri. Sul capo dell’uomo pesa l’accusa di omicidio volontario.

Ci hanno messo tre minuti ad arrivare in quella casa in aperta campagna i carabinier­i di San Benedetto Po, chiamati dai soccorrito­ri del 118. A terra, nella stanza da letto, c’era un uomo in fin di vita con un proiettile conficcato nella schiena. E, al loro arrivo, i militari sono stati accolti lungo il vialetto ghiaiato da quello che pochi istanti dopo sarebbe stato individuat­o con l’autore dell’omicidio: «Ho sparato ad una persona», sono state le prime parole rivolte ai carabinier­i dall’uomo. Quell’uomo, il 76enne Roberto Michelini, ora è in carcere a Mantova accusato di omicidio volontario, dopo aver aperto il fuoco contro il figlio della sua compagna, il 42enne bergamasco Fulvio Piavani. Al momento non è ben chiaro se il 76enne fosse già lungo il viottolo, all’arrivo dei carabinier­i, nel tentativo di una improbabil­e fuga o se invece stesse aspettando le forze dell’ordine consapevol­e del delitto appena commesso.

Al loro ingresso nella casa di campagna da poco ristruttur­ata, i carabinier­i trovano nella stanza da letto del 76enne e della sua compagna il 42enne riverso a terra. Inutili i tentativi del 118. Alle 3.15 della notte viene dichiarato il decesso. Sul pavimento c’è l’arma del delitto: una pistola Beretta 96 Stock che l’uomo deteneva regolarmen­te (in casa anche un fucile Winchester) e che custodiva nel cassetto del comodino. Forse sotto shock, appena giunto in casa l’uomo ha impugnato di nuovo l’arma, salvo poi consegnarl­a ai carabinier­i. L’aveva impugnata anche qualche minuto prima, al culmine della furiosa lite con il figlio della compagna. Non sono ben chiari i motivi del violento alterco, che verso le 22 aveva anche visto i due uomini venire alle mani. Per i carabinier­i, che stanno indagando sull’episodio, si tratta di «futili motivi». Tradotto, è possibile che il 76enne fosse stanco di avere in casa il 42enne, senza occupazion­e da tempo e a quanto pare mai troppo dedito al lavoro o alla famiglia. Possibile che l’omicida, a più riprese, avesse chiesto al 42enne di trovare un lavoro e possibilme­nte un alloggio diverso da quella casa di campagna. Forse, dopo una quindincin­a d’anni di convivenza, diventata troppo piccola per Michelini, la sua compagna, la 68enne Anna Maria Congiu, e il figlio di quest’ultima. Michelini e la madre del 42enne si erano conosciuti in provincia di Bergamo (Piavani era nato a Seriate) e a inizio anni 2000 si erano trasferiti a San Benedetto Po. A dare l’allarme al 118 la madre del 42enne, che ha pure tentato — inutilment­e — di separare il suo compagno e suo figlio.

La casa è stata posta sotto sequestro. Le indagini sono affidate ai carabinier­i coordinati dal pubblico ministero Andrea Ranalli.

I motivi

All’origine del gesto l’insofferen­za da parte del patrigno per lo stile di vita del 42enne

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