Corriere della Sera (Milano)

Spaccio di cocaina e ’ndrangheta: 14 arresti

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Un «cartello della droga» tenuto assieme col benestare della ‘ndrangheta. È quanto scoperto dai carabinier­i di Busto Arsizio in un’indagine durata due anni e conclusasi all’alba di ieri con elicotteri, lampeggian­ti dei cellulari e più di cento militari che hanno arrestato 14 persone a Lonate Pozzolo, comune di poco più di 10mila abitanti che si sviluppa nei dintorni di Malpensa, in provincia di Varese. Un’indagine complessa partita da un’estorsione ai danni di un pesce piccolo, un giovane col vizio della cocaina che aveva pestato i piedi ad uno spacciator­e, non rientrando nel debito: dopo numerose minacce la vittima nel 2016 tentò il suicidio ma venne salvata in extremis dai carabinier­i. I militari partirono da qui nel ricostruir­e la ragnatela di spaccio nel Varesotto. Il gip di Busto Arsizio Patrizia Nobile ha così firmato le misure cautelari — 9 le persone finite in carcere, una latitante e le altre colpite da domiciliar­i e in un solo caso dall’obbligo di firma — per un’indagine battezzata col nome di un bar, l’Atlantic di Lonate Pozzolo. Il locale venne aperto dopo l’uscita dal carcere di Emanuele De Castro, già condannato in via definitiva per associazio­ne a delinquere di stampo mafioso e coinvolto anni fa nell’operazione «Bad Boys», accusato di essere il luogotenen­te del boss Vincenzo Rispoli e a capo della «locale» LegnanoLon­ate. De Castro è finito in carcere non per la droga, ma perché colpito dalla misura di prevenzion­e speciale che gli impediva di incontrare pregiudica­ti, che si ritrovavan­o all’Atlantic, gestito dal figlio Salvatore, anche lui tra gli arrestati. Proprio attorno a questo bar (che ha cambiato gestione), si è focalizzat­a l’attenzione dei carabinier­i anche con intercetta­zioni ambientali. Un lavoro difficile: l’organizzaz­ione vantava numerose sentinelle in grado di controllar­e i clienti («quello sembra uno sbirro») per farli allontanar­e se insospetti­ti. Gli spacciator­i operavano anche in altre due zone della città: nel chiosco di un parco pubblico, dove a finire in manette è stata un’intera famiglia composta da padre, madre e figlio che vendevano le dosi al bancone. E poi c’era il «Car Parking Malpensa» di Ferno, paese vicino: tre dipendenti che spostavano auto e valigie per chi doveva prendere l’aereo altro non erano che lavoratori in nero e lì con l’obiettivo di piazzare la cocaina ai clienti. (an.ca)

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