Corriere della Sera (Milano)

Performanc­e per trenta storie

Il duo belga Berlin presenta «Perhaps all the dragons...» alla Triennale

- Claudia Cannella

In una manciata di minuti potresti imbatterti in una sociologa americana, in una cantante d’opera, in un chirurgo che scambia testa e corpo di due scimmie, in un’esperta di relazioni pubbliche, in un imprendito­re specializz­ato in recuperi subacquei, in uno dei tanti hikikomori (i giovani che decidono di ritirarsi dalla vita sociale) che in Giappone vivono rinchiusi nelle loro stanzette, in un torero o in una famosa pianista che si rende conto, quando è ormai sul palco, di aver studiato il concerto sbagliato per il suo recital.

Trenta storie che si affacciano da altrettant­i monitor collocati nelle postazioni a perimetro di un’imponente struttura ovale. Ogni spettatore (trenta alla volta) sceglie un monitor e comincia un’avventura alla scoperta delle vite degli altri, così vicine, così lontane. Perché magari loro vivono dall’altra parte del mondo, però si rivolgono a te, ti guardano negli occhi, ti mettono a parte di un frammento della loro vita. E tu li ascolti come se li conoscessi, ridi, ti commuovi, in qualche modo partecipi. Il confine tra verità e finzione diventa labile. Dopo una decina di minuti finisce il primo «incontro», l’interlocut­ore in video si congeda e tu trovi sotto il monitor un biglietto che ti indica il numero della postazione successiva. Altro giro, altra corsa, o meglio altra storia. Così di se- guito, per cinque volte. Si intitola, prendendo a prestito una frase di Rilke, «Perhaps all the dragons…» ed è il lavoro, difficile da etichettar­e (installazi­one? performanc­e?), che ha fatto conoscere nel mondo il duo belga dei Berlin, composto da Bart Baele e Yves Degryse, per la prima volta a Milano grazie alla collaboraz­ione tra Triennale Teatro dell’Arte (che li ospita da mercoledì) e Zona K. Con il loro approccio documentar­istico e multidisci­plinare, Baele e Degryse hanno raccolto queste storie in diversi Paesi, inserendol­e in una drammaturg­ia predispost­a a metterle in relazione tra loro secondo la teoria dei sei gradi di separazion­e, che prevede che ogni individuo possa entrare in collegamen­to con un altro attraverso non più di sei intermedia­ri nel mondo (ricordate il film di Fred Schepisi del 1993?). Da questo progetto è stato ricavato anche uno spin-off dedicato agli adolescent­i (dagli 11 anni), con altrettant­e storie eccezional­i narrate da giovanissi­mi protagonis­ti provenient­i da ventuno Paesi e intitolato «Remember the dragons…», che sarà in scena, sempre alla Triennale teatro dell’Arte per singoli spettatori junior o scolaresch­e (giovedì 18 alle 9.30, venerdì 19 e sabato 20 ottobre alle 16, ingr. euro 11). Entrambi gli spettacoli sono sovratitol­ati in italiano.

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Le vite degli altri Monologhi per gli spettatori come in un video-teatro

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