Performance per trenta storie
Il duo belga Berlin presenta «Perhaps all the dragons...» alla Triennale
In una manciata di minuti potresti imbatterti in una sociologa americana, in una cantante d’opera, in un chirurgo che scambia testa e corpo di due scimmie, in un’esperta di relazioni pubbliche, in un imprenditore specializzato in recuperi subacquei, in uno dei tanti hikikomori (i giovani che decidono di ritirarsi dalla vita sociale) che in Giappone vivono rinchiusi nelle loro stanzette, in un torero o in una famosa pianista che si rende conto, quando è ormai sul palco, di aver studiato il concerto sbagliato per il suo recital.
Trenta storie che si affacciano da altrettanti monitor collocati nelle postazioni a perimetro di un’imponente struttura ovale. Ogni spettatore (trenta alla volta) sceglie un monitor e comincia un’avventura alla scoperta delle vite degli altri, così vicine, così lontane. Perché magari loro vivono dall’altra parte del mondo, però si rivolgono a te, ti guardano negli occhi, ti mettono a parte di un frammento della loro vita. E tu li ascolti come se li conoscessi, ridi, ti commuovi, in qualche modo partecipi. Il confine tra verità e finzione diventa labile. Dopo una decina di minuti finisce il primo «incontro», l’interlocutore in video si congeda e tu trovi sotto il monitor un biglietto che ti indica il numero della postazione successiva. Altro giro, altra corsa, o meglio altra storia. Così di se- guito, per cinque volte. Si intitola, prendendo a prestito una frase di Rilke, «Perhaps all the dragons…» ed è il lavoro, difficile da etichettare (installazione? performance?), che ha fatto conoscere nel mondo il duo belga dei Berlin, composto da Bart Baele e Yves Degryse, per la prima volta a Milano grazie alla collaborazione tra Triennale Teatro dell’Arte (che li ospita da mercoledì) e Zona K. Con il loro approccio documentaristico e multidisciplinare, Baele e Degryse hanno raccolto queste storie in diversi Paesi, inserendole in una drammaturgia predisposta a metterle in relazione tra loro secondo la teoria dei sei gradi di separazione, che prevede che ogni individuo possa entrare in collegamento con un altro attraverso non più di sei intermediari nel mondo (ricordate il film di Fred Schepisi del 1993?). Da questo progetto è stato ricavato anche uno spin-off dedicato agli adolescenti (dagli 11 anni), con altrettante storie eccezionali narrate da giovanissimi protagonisti provenienti da ventuno Paesi e intitolato «Remember the dragons…», che sarà in scena, sempre alla Triennale teatro dell’Arte per singoli spettatori junior o scolaresche (giovedì 18 alle 9.30, venerdì 19 e sabato 20 ottobre alle 16, ingr. euro 11). Entrambi gli spettacoli sono sovratitolati in italiano.