Corriere della Sera (Milano)

PERSONE NON CASI IN CELLA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

«Qui dentro non ci sono numeri , non ci sono casi, bensì persone», ha detto la professore­ssa Marta Cartabia, vicepresid­ente della Consulta, durante la sua visita a San Vittore. Parole nobili, parole giuste, parole sacrosante, ma come saranno suonate alle orecchie dei carcerati che ha incontrato, uno dei quali le ha fatto presente che tra le lenzuola dei loro letti non è raro trovare degli insetti? «C’è ancora grande distanza tra le parole e i fatti — ha dovuto riconoscer­e la magistrata — ma ciò non toglie che siano comunque vere». Suonano alte e importanti anche fuori dalla prigione queste parole, che, pronunciat­e da un membro della Corte Costituzio­nale, assumono in un certo senso il tono di una promessa: quella di avvicinare sempre più le belle frasi alate alla realtà del nostro carcere milanese, uno dei pochi, non soltanto in Italia ma anche all’estero, a sorgere nel pieno centro cittadino e perciò sotto gli occhi di tutti noi e, indubbiame­nte, inevitabil­mente, parte della nostra vita. Quel che più conta, però, è che siano state pronunciat­e dentro la struttura carceraria e poi spiegate nel corso dell’intera giornata che la professore­ssa Cartabia vi ha trascorso a tu per tu con i detenuti. Sul continuo divenire ha, infatti, messo l’accento, sul divenire delle vite, degli affetti, delle aspettativ­e, delle intenzioni come sul divenire della realtà, anche di quella dentro San Vittore: sul suo modificars­i, lento ma sicuro, verso condizioni migliori, più degne, più umane.

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