L’omicida tradito dalla penna-pistola
Trans ucciso da un operatore Amsa
L’ arma con cui Juan Carlos Cardenas Gutierrez venne ucciso, lo scorso 4 febbraio, a Cinisello, era un oggetto simile a una penna, con un lungo cilindro argentato a fare da canna della pistola calibro 22 con silenziatore. A sparare fu l’operatore dell’Amsa, Giovanni Amato, pregiudicato di 42 anni. I carabinieri di Sesto sono risaliti all’uomo che avrebbe agito per impossessarsi di denaro, dopo aver collegato i segni sul corpo del transessuale sudamericano di 43 anni con quelli trovati su uno chef cinese rimasto ferito dopo una sanguinosa rapina ai danni di un locale di sushi a Segrate, il giorno successivo.
Per risolvere il caso è servito il lavoro meticoloso degli investigatori dei carabinieri. Ma la svolta decisiva, per attribuire al 42enne operatore dell’Amsa Giovanni Amato la responsabilità dell’omicidio di Juan Carlos Cardenas Gutierrez, transessuale peruviano di 43 anni ammazzato il 4 febbraio scorso a Cinisello Balsamo, l’ha data il ritrovamento, avvenuto la sera dopo l’assassinio, di quell’arma artigianale che sembra uscita dalla trama di qualche spy story. Un oggetto del tutto simile a una penna per scrivere di metallo, se non fosse per un lungo cilindro argentato attaccato all’estremità, ma che in realtà funziona come pistola monocolpo, calibro 22, dotata di silenziatore.
Le striature sui piccoli proiettili trovati nel corpo della vittima, infatti, e su quello sparato sul luogo di una sanguinosa rapina ai danni di un locale di sushi a Segrate la sera del 5 febbraio, sono risultate identiche e hanno permesso così ai carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, agli ordini del capitano Cosimo Vizzino, di chiudere il cerchio nei confronti di Amato, pregiudicato per vari reati. L’uomo è stato raggiunto da misura cautelare in carcere emessa dal gip di Monza Emanuela Corbetta, su richiesta del pm Vincenzo Fiorillo per un omicidio avvenuto — questa l’ipotesi prevalente — per il bisogno di denaro dell’indagato, che probabilmente voleva sottrarre con la forza alla vittima i suoi averi.
Un caso che, stando ai primi accertamenti, rischiava di essere archiviato come «morte naturale», ma che invece, grazie all’indagine dei militari e del medico legale, ha svelato un altro retroscena. Il cadavere di Cardenas Gutierrez, che per i trans dei viali tra Sesto e Cinisello era «Johanna», viene trovato alle prime ore del mattino del 4 febbraio dal suo coinquilino, un altro sudamericano dedito alla prostituzione, nel piccolo appartamento che i due dividevano al piano terra di via Friuli 29, e dove ricevevano i clienti. L’autopsia ha rivelato l’esistenza, nella parte sinistra del dorso, di un piccolo foro, ostruito da un grumo di sangue. Solo grazie a un accertamento più accurato, si è capito che era stato originato da un proiettile di piccolo calibro.
A quel punto era necessario ricostruire le ultime ore di Johanna. Alle 12,30, come sempre, era in strada, davanti a un concessionario auto di viale Fulvio Testi. All’una e venti, la vittima manda un messaggio Whatsapp al convivente, per avvertirlo che si sarebbe intrattenuto a casa
L’arma con un cliente («estoy andando a casa») e sale a bordo di una Fiat Punto. Alle quattro, l’altro transessuale avverte del proprio arrivo ma non riceve risposta, perché Cardenas è già morto. L’orario del decesso viene inquadrato tra l’una e le tre e mezza, quando la Punto con l’assassino a bordo viene filmata dalle telecamere, mentre si allontana.
Buona parte del suo tragitto viene ripreso da impianti di videosorveglianza pubblici e privati. Ore di immagini studiate dagli investigatori dell’Arma (un «lavoro sfinente», lo ha definito il procuratore capo di Monza Luisa Zanetti), ma la targa di quella Punto seconda serie (prodotta tra il 2003 e il 2010) non è leggibile. Sono alcuni particolari dell’automobile che attirano l’occhio esperto di chi indaga.
Il fanale destro più luminoso, il colore delle maniglie non coordinato col resto della carrozzeria, le fasce di plastica applicate sulle portiere, e un particolare modello di copricerchi. Particolari che si rivelano decisivi la sera successiva, quando Amato, noto alle forze dell’ordine soprattutto per i suoi trascorsi legati al traffico di stupefacenti, si fa arrestare a Segrate, dopo un assalto a un locale cinese.
Il video della rapina è impressionante. Si vede la reazione violenta dei titolari, che accoltellano Amato alla schiena, e quest’ultimo che risponde sparando un colpo a uno degli orientali (ferito solo leggermente), con la stessa penna-pistola usata per uccidere il trans, come appurato dagli specialisti del Ris di Parma. Dopo quel fatto, i carabinieri ritrovano la stessa Fiat Punto vista a Cinisello la notte precedente. Abbastanza elementi per incriminare Amato di omicidio.