Sigilli di polizia, sipario sul Cinemino
Sala sequestrata per motivi di sicurezza. I titolari: siamo un club, non ci arrendiamo
Il Cinemino di Porta Romana finisce sotto sequestro per ordine della Questura. Un provvedimento motivato dalla «mancanza di requisiti di sicurezza», di fronte al quale i soci fondatori della piccola sala cinematografica con annesso punto ristoro, ricavata in un ex studio di design al civico 6 di via Seneca, si dicono comunque «molto tranquilli», assicurando che il bar resta regolarmente aperto.
La sua nascita, avvenuta anche grazie alla raccolta di fondi partita in rete, aveva raccolto pareri entusiasti da più parti. Ma ora «Il Cinemino» di Porta Romana finisce sotto sequestro per ordine della Questura. Un provvedimento motivato dalla «mancanza di requisiti di sicurezza», di fronte al quale i soci fondatori della piccola sala cinematografica con annesso punto ristoro, ricavata in un ex studio di design al civico 6 di via Seneca, si dicono comunque «molto tranquilli», assicurando che il bar resta regolarmente aperto. E a distanza di poche ore dalla notizia della misura adottata nei confronti del cineclub, è arrivata la conferma di altri due esercizi pubblici che sono stati chiusi per ordine del questore: il bar «Girasole» e il «Tabacchèe», entrambi in piazza Gasparri, nella periferia Nord della Comasina.
I controlli al «Cinemino» risalgono a mercoledì 17 ottobre, e sono stati condotti dagli agenti della Divisione amministrativa e sociale. Formalmente non è un locale pubblico, ma un club con ingresso riservato ai soci con tessera. Secondo quanto è stato riferito dagli uffici di polizia di via Fatebenefratelli, tuttavia, «l’associazione al circolo avveniva in maniera indiscriminata», pagando «tre euro per l’immediato rilascio della tessera» e altri 5 per l’accesso alla sala con i film in programmazione. Una gestione che la Questura definisce dunque «imprenditoriale», tanto che è stata formalizzata al presidente dell’associazione la multa per «apertura dell’esercizio pubblico in assenza della licenza comunale». Sotto il profilo del rispetto delle norme di sicurezza, «la presenza di scaffali con liquori e altri liquidi infiammabili vicino alla sala proiezioni», oltre alla mancanza di cartelli per indicare la posizione degli estintori e «l’assenza di dispositivi di emergenza», ha portato al sequestro preventivo del locale da 75 posti riservato alla visione dei film, per violazione del testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza. Una chiusura, quella del cinema, che è stata confermata anche sul sito ufficiale dell’associazione, che parla di «motivi di adeguamento della sala» e ribadisce invece la continuazione dell’attività del bar e si difende: «Noi non siamo una sala di pubblico spettacolo dal momento che l’accesso in sala è consentito ai soli tesserati... Il “Cinemino” non si arresta e non si arrende! Confidiamo in una pronta apertura per tornare a far cultura». L’idea del «Cinemino» arriva da un gruppo di amici che volevano dare visibilità a film «snobbati» dalla distribuzione ufficiale, che è improntata su logiche più commerciali.
Altra storia, ben altra storia, è quella dei bar della Comasina, dove i provvedimenti dell’autorità non si fondano sulla presenza di uno o più estintori, ma su gravi fatti di cronaca nera, come sparatorie e aggressioni. Il caso più eclatante è quello del «Tabacchèe», dove la mattina dell’11 settembre scorso erano intervenute diverse pattuglie delle forze dell’ordine dopo le segnalazioni di due uomini, uno dei quali sceso da uno scooter e col volto coperto da un casco integrale, che si affrontavano a colpi di arma da fuoco tra i tavolini del bar. In quella circostanza entrambi si erano dati alla fuga dopo aver esploso una decina di colpi. Tanti gli episodi che sono finiti sotto la lente del questore Marcello Cardona, relativi al bar «Girasole» dove, tanto per citarne uno, una donna sarebbe stata presa a calci in faccia da due individui a marzo scorso.