Corriere della Sera (Milano)

Giù i valori della diossina La Bovisasca ora respira

Via Chiasserin­i verso la normalità. Finestre riaperte. «Ora la bonifica»

- Di Giovanna Maria Fagnani

Finestre di nuovo aperte. «Ma solo per arieggiare i locali, dopo le richiudo» dice una signora. Panni stesi sui balconi. E le prime famiglie che riportano i bambini al parco giochi. C’è voglia di tornare alla normalità alla Bovisasca, dopo il maxi incendio alla Ipb di via Chiasserin­i, che ha costretto residenti e mezza Milano a convivere con l’odore acre del fumo e il timore della diossina nell’aria. Dopo il picco di 6,7 picogrammi per metro cubo registrato lunedì, ieri sono arrivati i risultati della

terza rilevazion­e, relativa a mercoledì, e portano buone notizie: le concentraz­ioni sono scese a 1,48 picogrammi e addirittur­a risultano a 0,67 al campionato­re nel cortile della scuola più vicina al punto dell’incendio. Ci si avvicina, quindi al limite di 0,3 fissato dall’Oms: la diossina può diventare pericolosa se respirata per un anno intero in quantità superiori a questo valore.

Le rilevazion­i dell’Arpa proseguira­nno almeno fino a lunedì 22 ottobre. Ieri, nel primo pomeriggio, in via Chiasserin­i, l’odore di materiale plastico era appena percettibi­le. «La puzza non è sintomatic­a di veleno, questo è quello che era necessario far capire alla gente, per evitare allarmismi — sottolinea il presidente del Municipio 8, Giuseppe Lardieri —. La paura c’è stata, ma solo due persone si sono presentate in pronto soccorso, perché avevano occhi arrossati. Inoltre, si pensa sempre alla diossina, ma anche gli idrocarbur­i sono pericolosi e per fortuna anche in questo caso i valori erano sotto la soglia di allarme. Ora non resta che capire il destino dei rifiuti». La magistratu­ra potrebbe e affidare la bonifica alla proprietà oppure al Comune, come ha spiegato giovedì sera, in un incontro pubblico, l’assessore all’ambiente Marco Granelli.

Ieri, davanti alla Ipb stazionava­no un’auto della polizia e una dei vigili. Nel condominio al civico 30 di via Chiasserin­i, che dista poche centinaia di metri, «alcune famiglie avevano scelto di allontanar­si da Milano per qualche giorno», racconta un residente. «Lo avrei fatto anch’io, ma proprio in questi giorni stiamo traslocand­o — aggiunge Brian Maldonado, giovane stilista —. Oggi si respira, fino a giovedì l’odore era terribile e ho tenuto le finestre sempre chiuse». Da quando è divampato il rogo, nel quartiere la gente ha imparato a controllar­e la direzione dei venti. «Io non le ho mai chiuso le finestre — dice Daniel Esposito, barista —. Non avevo paura degli odori, ma temevo che ci fossero esplosioni. L’incendio ha coinvolto anche il deposito della Gtp e ha danneggiat­o trentasei pulmini per il trasporto dei disabili».

Tra le precauzion­i diramate da Comune e Ats c’era quella di lavare bene la verdura, soprattutt­o quella a foglia larga. «Mio zio coltiva l’insalata in un orto vicino alla Ipb: la butteremo — dice Francesco Vitale —. E speriamo che portino via i rifiuti al più presto». Si teme che i cumuli esposti alle intemperie portino nuovo inquinamen­to, anche se Arpa e Ats hanno rassicurat­o anche su questo punto. «Domenica sera ero scappata fuori casa portando in braccio la mia gatta, ma adesso ho visto che hanno raso al suolo tutto e ho riaperto le finestre — spiega Debora, che vive in un condominio che sovrasta il sito —. Adesso siamo tranquilli, ma sarà tutto finito solo quando la spazzatura non ci sarà più».

Misurazion­i

Le concentraz­ioni a 1,48 picogrammi, scese a 0,67 nella scuola più vicina

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(foto Gerace) Dopo il rogo Le operazioni in via Chiasserin­i
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