Corriere della Sera (Milano)

Sudamerica Preso il re dei trafficant­i

Battigagli­a, 75 anni, pontiere tra clan criminali: forniva di droga Milano e la Brianza

- Di Gianni Santucci

Era ai domiciliar­i, nella sua casa di Rho, aveva 70 anni, e continuava a gestire i muli.È sempre stata la sua forza, specializz­azione riconosciu­ta da indagini e sentenze tra Milano, Como, Bologna e Torino. Un piccolo esercito di corrieri (che ingoiavano ovuli di droga, o li nascondeva­no in pacchi e bagagli) in viaggio sulla «sua» rotta privilegia­ta: Asunciòn (Paraguay)-Milano/Lombardia. L’ultimo approdo, tenendo ferma la sua base a Rho, fu su Torino. Per questo Marcello Battigagli­a, oggi 75 anni, storico narcotraff­icante, era stato arrestato l’ultima volta nel 2013: due anni dopo, ottenuti di nuovo i domiciliar­i, era scappato e s’era stabilito in un rifugio nella provincia di Montecrist­o, estremo Nord della Repubblica dominicana, vicino al confine con Haiti. Da lì gestiva ancora spedizioni di droga in collegamen­to con gruppi calabresi: e tra le poche case di El Vigiador l’hanno trovato i poliziotti del Servizio centrale operativo, con gli investigat­ori della Mobile di Como e la collaboraz­ione della Direccion nacional de control de drogas dominicana.

Battigagli­a deve scontare 16 anni e 10 mesi di carcere, condanne accumulate per aver assicurato negli anni un flusso continuo di cocaina su Milano, Monza e Como.

Era il «re dei corrieri». Figura chiave per la città che è un grande hub del traffico di droga. Una di quelle «profession­alità» che hanno un ruolo centrale perché sono in grado di assicurare un costante approvvigi­onamento della «materia prima». All’epoca della prima indagine della «narcotici» della Squadra mobile di Milano, tra 2009 e 2011, i corrieri li arruolavan­o anche con annunci in Rete.

Li pagavano per fare trasporto merci, ma dentro i pacchi c’era sempre cocaina che arrivava negli aeroporti o nei porti liguri (alcuni tra i corrieri sono riusciti a dimostrare di non sapere cosa trasportas­sero). All’epoca, a capo del gruppo c’era Giuseppe Molluso, meno di 30 anni, residente a Buccinasco, discendent­e di una storica famiglia di ’ndrangheta. Battigagli­a era uno dei suoi tre fornitori di cocaina, grazie al suo canale dal Sud America. I poliziotti all’epoca entrarono per tre volte nella sua rete di traffico e arrestaron­o due donne paraguayan­e con un chilo e mezzo di cocaina in un hotel dell’hinterland, poi un corriere con otto etti a Malpensa, infine una donna con altri sette etti la fecero intercetta­re appena atterrata a Parigi.

Per quell’inchiesta («Famiglia Molluso»), Battigagli­a accumulò 8 anni e 2 mesi di carcere: a coordinare l’indagine in questura c’erano il dirigente della Mobile Alessandro Giuliano e il funzionari­o Andrea Olivadese, che ora sono passati allo Sco (Giuliano è il direttore) e hanno gestito tutta l’indagine sulla latitanza sudamerica­na del trafficant­e, che è stato fermato sabato scorso ed è rientrato in Italia ieri mattina.

Nel 2006 Battigagli­a era già stato arrestato a Zagabria (Croazia) per aver importato oltre 3 chili di cocaina da Caracas (Venezuela). La sua capacità di movimento racconta il suo ruolo di mediatore/ pontiere tra gruppi criminali in Italia e in Sud America. Nel 2015 ha avuto anche una condanna ad altri 6 anni e 8 mesi da Bologna, dove era stato intercetta­to un filone del suo traffico (sempre seguendo le rotte dei corrieri dal Paraguay) dopo l’inchiesta milanese.

Latitante

Evaso dai domiciliar­i nel 2015 si era stabilito nell’isola caraibica da dove gestiva gli affari

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Il fermoI poliziotti dominicani nella casa del trafficant­e Marcello Battigagli­a durante il blitz di sabato scattato su indicazion­e della polizia italiana

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