La Olivetti ambasciatrice di cultura
Kasa dei libri
«La scelta di Milano non è casuale — spiega Pascale Just direttrice dell’Institut — le problematiche legate alle periferie, agli alloggi popolari e le trasformazioni urbane sono temi di grande interesse e oggetto di sperimentazione che i nostri due Paesi condividono con uguale passione». Protagonista è l’opera «Le grand ensemble» che raggruppa tre serie – «Implosione», «Il migliore dei mondi», «I testimoni» — accomunate dallo stesso soggetto: i quartieri di edilizia popolare costruiti nelle periferie delle grandi città francesi tra gli anni Cinquanta e Settanta per far fronte alla carenza di alloggi. Considerati in un primo tempo come un segno di progresso sociale e urbano, questi grandi complessi entrarono in crisi verso la metà degli Anni 70, diventando simbolo di degrado e malessere. Le demolizioni presero avvio nel decennio successivo e continuano ancora oggi. Mathieu Pernot non si limita a fotografare lo stato di fatto ma opera una sorta di ricostruzione storica utilizzando cartoline raffiguranti i quartieri subito dopo la loro edificazione, scatti di demolizioni, particolari di cartoline con figure umane,
Per ragioni storiche, le attività culturali in Italia sono nate e nascono spesso su iniziativa privata, grazie ad aziende aperte e lungimiranti. Un caso evidente quello della Olivetti di Ivrea, che tra 1950 e ’90 è stata un centro straordinario di esperienze e idee innovatrici. Lo ricorda la mostra «Olivetti. La cultura scritta a macchina», alla Kasa dei Libri da stasera al 23 novembre (vernice ore 18, largo De Benedetti 4, lun.ven. ore 15-19, ing. lib.). Scavando nei preziosi fondi del padrone di casa, Andrea Kerbaker, i curatori Mario Broggi e Pier Paride Vidari hanno recuperato piccoli tesori che documentano il ruolo di mecenate di Adriano Olivetti e dei suoi successori: ecco le agende progettate da designer come Enzo Mari, o i libri strenna illustrati su commissione da artisti come Lele Luzzati, Michel Folon, Enrico Baj, Roland Topor. Poi i cataloghi di mostre d’arte contemporanea, tra Salvator Dalì e Bruno Munari, oppure storiche, tra cui quella di affreschi fiorentini strappati dopo l’alluvione del ’66. E infine i prodotti icona, dalla «Valentina» alla «Lettera 22». La Olivetti è stata grande ambasciatrice nel mondo della nostra tecnologia, ma anche della nostra cultura.