VIVA LE MOSTRE (E I MUSEI)
Festeggiamo l’ingresso di Palazzo Reale tra i primi cento musei (musei?) più visitati del mondo dove l’ha collocato il rapporto di Federculture. Anche le Gallerie di Banca Intesa sono ormai un polo riconosciuto nel mondo. Ma una sede espositiva non è un museo e mai come oggi l’attrazione dei fruitori verso queste due destinazioni d’uso è divergente. Il museo puzza di cultura... e ci si dà alla fuga. La mostra è un evento, anche glamour, dove ci si fa un selfie: se cultura dev’essere, vada per la mostra. Magari «iconica» o «immersiva», cioè senza originali. Piuttosto che niente è meglio piuttosto, si usa dire da queste parti. Ma non dimentichiamo che quadri e statuette che osserviamo in mostra stanno di casa in un museo, in qualche teca o nei depositi perché meno interessanti. E questi musei vanno mantenuti e… andrebbero visitati. Anche a Palazzo Reale Milano ipotizzò si potesse realizzare un Museo della Reggia. Poi vi ha rinunciato. Ha fatto bene? Per i risultati di pubblico sì; per la trasmissione della cultura non ne sono certo. Intorno al Cenacolo e alla Pietà Rondanini (ora vi sono allestite due belle mostre) si è pensato anche di realizzare un percorso museale che approfondisse la visione delle opere. Forse, questi son discorsi accademici: il visitatore vuole l’opera iconica e il resto annoia. Bene? Direi così così. Viva la frequenza alle mostre di Palazzo Reale (ora con Picasso e Carrà). Ma chi va alle mostre e schifa archivi e musei sappia che i suoi nipoti non avranno più le mostre-evento.