«Vi racconto mio nonno Ercole Marelli»
Ora che la Magneti Marelli è stata venduta ai giapponesi, una lettera al Corriere ricorda: «Ercole Marelli, mio nonno, era figlio di un povero panettiere e girava scalzo, per poter mettere le scarpe quando entrava a scuola. Era uno dei tanti italiani che superando enormi difficoltà, con coraggio e grinta, hanno fatto grande l’Italia con il lavoro e l’amore per la loro terra».
Gentile Schiavi, è stata venduta la Magneti Marelli ai giapponesi: nulla da dire sulla manovra finanziaria ma vorrei ricordare ai nuovi acquirenti e, forse, a molti italiani, da dove nasce il cognome Marelli.
In questa epoca di grande ribollimento vorrei che ci fossero due parole anche per Ercole Marelli, che fu il fondatore della Magneti con la Fiat. Vorrei ricordarlo come uno dei tantissimi italiani che superando enormi difficoltà hanno fatto grande l’Italia con il loro lavoro e l’amore per la loro terra. Ercole Marelli in 55 anni dalle sue umili origini è cresciuto fondando attività che diedero lavoro a molti. Era figlio di un povero panettiere e girava scalzo, in modo di poter mettere le scarpe quando entrava a scuola. Aveva una grande passione per la montagna, dove per lui era proibito raccogliere i fiori, perché sono di tutti.
Non racconto l’iter delle sue attività ma vorrei ricordarlo come esempio di quello che c’è di speciale in noi italiani: coraggio e determinazione nel lavoro senza confondersi in risse e inutili discussioni.
Spero che questo spirito venga mantenuto. Ercole Marelli era mio nonno: pur non avendolo conosciuto, è sempre stato nel mio cuore grazie a mia madre che mi ha trasmesso i suoi valori.
Paola Galleani
Gentile Paola, ha fatto bene a tirar fuori dal cassetto una memoria quasi rimossa dalle cronache di questi giorni. Ercole Marelli è un pezzo di storia di Milano, una storia fatta di intraprendenza, coraggio, ma anche di grande umanità. Nella vecchia fabbrica specializzata in motori e ventilatori, diventata nel 1919 Magneti Marelli, si racconta che suo nonno non aveva dimenticato le umili origini e insegnava a portare rispetto a chi lavora con fatica.
La sua visione solidaristica è testimoniata dal lascito, alla sua morte, a soli 55 anni, per una malattia oggi guaribile, come la Tbc: la villa di famiglia, destinata alla cura delle malattie polmonari. La storica Villa Marelli, eccellenza per tanti anni della sanità milanese. Da uomini così, c’è sempre da imparare.
PS. Ho chiamato la signora Paola e le ho fatto una domanda: a chi accosterebbe oggi una figura come quella di suo nonno? Questa la risposta: «Sicuramente a tutti i giovani, e sono tanti, che non si fermano ad ascoltare le attuali sirene ma che, con fatica, costruiscono. Non voglio dimenticare tutti gli stranieri, che qui arrivano per lavorare e costruirsi un futuro. Anche Ercole Marelli prima di affermarsi aveva lavorato, per un periodo, in Sud America».
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