Corriere della Sera (Milano)

Mm, riabilitat­o l’uomo degli sgomberi

Impose la linea dura sugli occupanti e fu colpito dai veleni: torna a guidare la security

- di Gianni Santucci

Erano false, le accuse dei comitati. Armando Sozzi, l’uomo che curava la sicurezza nelle case popolari per conto di Mm, venne ingiustame­nte accusato di tenere per sé oggetti trovati durante gli sgomberi. Ora torna nel suo ruolo e assume la responsabi­lità dell’intera security aziendale: il gip di Monza Susanna Lomazzi ha smontato la tesi dell’accusa e archiviato definitiva­mente le indagini.

La television­e in ufficio non veniva da uno sgombero. La camera da letto non è mai esistita. E la cucina, poche decine di euro di valore, ammesso che sia stata sottratta, era una res nullius, dunque un’eventuale appropriaz­ione non sarebbe comunque stata un «peculato». Il gip di Monza Susanna Lomazzi, condividen­do la linea del pm Roberta Amadeo, smonta e archivia definitiva­mente le indagini contro l’ex capo degli ispettori di Mm, che per l’azienda curava tutta la sicurezza nelle case popolari e che venne ingiustame­nte accusato di tenere per sé oggetti trovati negli alloggi sgomberati. Da ieri pomeriggio, come deliberato da Mm appena definito l’esito giudiziari­o della vicenda, Armando Sozzi torna nel suo ruolo e assume la responsabi­lità dell’intera security aziendale, a testimonia­nza della fiducia riconferma­ta dai vertici Mm.

Era stato spostato ad altro incarico all’inizio del 2017, dopo che una lettera anonima aveva fatto arrivare in Comune le voci di «appropriaz­ioni indebite» e un altro ispettore (poi licenziato da Mm per l’aggression­e a una donna nella quale ha abusato della sua qualifica — licenziame­nto appena confermato dal Tribunale del lavoro) aveva confermato le accuse.

La vicenda giudiziari­a del capo della sicurezza Mm non è però confinata soltanto alla sua storia personale, perché rientra in un quadro più ampio: lo scacchiere grigio nel quale le forze politiche di destra e di sinistra gestiscono il proprio consenso elettorale nei quartieri delle case popolari.

Per decisione del Comune, Mm ereditò dall’Aler la gestione dei 28 mila alloggi di Palazzo Marino a fine 2014. Le occupazion­i abusive all’epoca erano un punto critico ed Mm decise di affidarsi a un ex poliziotto, con una storia di lotta alla criminalit­à organizzat­a, che in poche settimane organizzò un sistema che diede subito risultati: in pochi mesi sono state azzerate le nuove occupazion­i e nel giro di un paio d’anni il numero di abusivi «consolidat­i» è sceso da 1.700 a 1.300 (oggi sono circa mille).

Nei quartieri passò il messaggio di una nuova linea di legalità, e così vari comitati e associazio­ni iniziarono a manifestar­e una certa insofferen­za. Soprattutt­o per il peso degli abusivi storici italiani, decidere se sgomberare o meno un alloggio può infatti tradursi in voti, in bacino elettorale, sia a destra, sia a sinistra. Una linea intransige­nte, o comunque poco allineata o «attenta» a interessi sotterrane­i, intralciav­a in qualche modo questo sistema.

E così, per una singolare convergenz­a, dopo il cambio di giunta da Pisapia a Sala, in quell’inverno tra 2016 e 2017 spuntarono prima le lettere anonime, poi un accusatore (smentito dalle indagini) che si presentò alla Polizia locale: e venne aperta l’inchiesta che ha costretto Mm a spostare l’allora capo degli ispettori.

L’accusatore venne licenziato pochi mesi dopo, a maggio 2017, e fin da subito i sindacati iniziarono una pesante contestazi­one. Il messaggio è riassunto nel titolo di alcuni volantini circolati nelle settimane successive: «Sotto il licenziame­nto si nascondono ritorsioni?». Con una sentenza del luglio 2018 la Sezione lavoro del Tribunale ha invece certificat­o la motivazion­e e la piena legittimit­à di quel «licenziame­nto disciplina­re». Ma in questo scenario i sindacati hanno continuato a cercare di giocare un ruolo fino all’ultimo.

Risale infatti al 2 ottobre 2018 una lettera firmata dal segretario nazionale della Confael-Energia e chimici, che afferma: «Ad oggi nessun provvedime­nto sospensivo del lavoro è stato preso nei confronti del dirigente indagato e si continua a retribuirl­o normalment­e e a proteggerl­o». La lettera è stata recapitata pochi giorni prima dell’archiviazi­one delle accuse.

La trafila Sozzi fu spostato nel 2017 dopo una lettera anonima, ora rientra alla guida degli ispettori

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