Abusi in famiglia in forte crescita
Bassa l’età delle vittime, poche nei centri d’aiuto
Sempre più incapace di gestire crisi di coppia e separazioni. Così appare l’uomo, in un dossier curato da legali e magistrati. Analizzate 218 sentenze su maltrattamenti e atti persecutori in famiglia.
È nei momenti più difficili e negativi della coppia, quelli dell ’incrinazione o della rottura del rapporto, che la donna diventa la vittima quasi predestinata delle violenze dell’uomo. Da uno studio su 218 sentenze per reati come maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e atti persecutori commessi all’interno della coppia o dopo la separazione emerge un uomo che sembra sempre più giovane e incapace di gestire le crisi.
Il lavoro sarà presentato oggi nel convegno sugli «Strumenti giuridici di protezione delle donne vittime di violenza» organizzato al Pirellone dall’Ordine degli avvocati di Milano e dalla Regione Lombardia. A realizzarlo è stato un team di magistrati e avvocati che ha analizzato le decisioni dei Tribunali di Milano (157 sentenze), Como (21) e Pavia (40) tra il 1° settembre 2017 e il 31 agosto 2018.
È emerso che poco più della maggioranza degli imputati maschi sono italiani (56%) , così come lo sono le donne che chiamano in aiuto le forze dell’ordine. «È un fenomeno trasversale, nella mia esperienza professionale ho avuto sia clienti italiane che straniere», dice l’avvocato Silvia Belloni che fa parte del gruppo di lavoro dell’Ordine professionale di Milano presieduto da Remo Danovi che in collaborazione con la Regione tiene corsi di formazione sulla materia ai quali hanno già partecipato 600 legali lombardi. È un dato «positivo», secondo il giudice Fabio Roia, presidente della sezione «Misure di prevenzione» del tribunale di Milano, dovuto al «lavoro di sensibilizzazione fatto con la rete dei consolati in Lombardia che ha favorito l’emersione del fenomeno da parte delle donne straniere».
Il 68% dei processi si chiude con la condanna dell’imputato, in 63 casi su 161 a pene superiori a 4 anni di reclusione. Le assoluzioni piene sono il 16%, quelle parziali il 6%, il 10% i proscioglimenti. L’analisi fa registrare un aumento delle condanne rispetto al periodo temporale precedente, risultato che l’avvocato Belloni interpreta in modo positivo per le donne, perché dimostra che si «sta riducendo il fenomeno delle denunce ritenute false o strumentali», anche grazie alla sempre migliore specializzazione dei giudici. E dietro i proscioglimenti, spiega il legale, può esserci il ritiro della querela da parte di una donna che rinuncia ad andare oltre perché è consapevole che dovrà tornare a convivere con il compagno anche dopo un eventuale processo. «Quello delle false denunce è un mito infondato. Spesso l’unica prova è data dalla testimonianza della donna. Può anche capitare che ritiri la denuncia ingannata dall’atteggiamento dell’uomo che sembra pentito», afferma Fabio Roia il quale ricorda come di recente il Csm ha mandato a tutti i capi degli uffici giudiziari una circolare per migliorare la qualità dell’azione della magistratura sulla materia attraverso una maggiore specializzazione dei giudici e dei pubblici ministeri e una riduzione dei tempi dei processi.
Solo il 49% delle vittime va al pronto soccorso. Bassissima la percentuale di maltrattate o violentate che ricorre ai centri antiviolenza: appena il
18%. Tra l’imputato e la parte offesa i legami ricorrenti sono la convivenza o il matrimonio (55%), ma le violenze (32%) avvengono anche dopo la fine del legame. Nel 29,9 % dei casi chi picchia, maltratta e violenta soffre di dipendenze da alcolici (29,9%), da droghe (14,3%) e, seppure in maniera minore, dal gioco (2%). «La dipendenza agisce come fattore di accelerazione della violenza che il soggetto si porta dentro», spiega Roia. Illuminante l’età sempre più bassa di vittime e carnefici. Nell’ 81% dei processi le prime hanno tra 17 e 45 anni; percentuale che per i secondi si attesta al 68%. «È un dato preoccupante perché significa che le attività di prevenzione ed educazione al rispetto non funzionano» dice il giudice Roia. L’Ordine degli avvocati, evidenzia Belloni, per contrastare il fenomeno delle violenze interviene con sportelli dove le donne possono ottenere gratuitamente un orientamento sugli strumenti legali a loro disposizione.